Da bitcoin alle CBDCs: i veri utilizzi della blockchain oltre l'hype
di Alberto Ferrari
Ci risiamo: bitcoin supera i 100.000 dollari e riparte la solita hype sui benefici di questa tecnologia. Talk show, influencer che sponsorizzano un più o meno improbabile NFT, articoli generalisti che si affrettano a decantare le meraviglie della blockchain: tornano con prepotenza parole come tokenizzazione, DAO, ICO, certificati di proprietà digitale, supply chain, sicurezza, e ovviamente semplificazione e riduzione drastica di tempi (e costi) per fare le operazioni. Il tutto mescolato con un pizzico di AI. Cose già viste nel 2017.
Sebbene sia evidente che l'entusiasmo per la blockchain segua i cicli di mercato delle criptovalute, rimane la domanda di quale sia l’effettivo impiego della blockchain (si veda anche l’articolo, su Blast del 12 febbraio scorso, di Cacciamani e Natali) e quali siano i campi che ne trovano maggiori benefici.
Nel 2017 si prometteva innovazione, semplificazione e disintermediazione annunciando la blockchain come la soluzione all’inefficienza di numerosi e svariati processi che vanno dai pagamenti internazionali, alla burocrazia amministrativa, alla logistica e alla tracciabilità.
Cerchiamo, dunque, in questo e in prossimi articoli, di fare un po’ di chiarezza e di evidenziare quali sono i progetti che effettivamente hanno trovato applicazione e che siano andati oltre all’accademica e leziosa ‘proof of concept’, ossia alla dimostrazione teorica del fatto che una soluzione poteva essere effettivamente trovata con l’utilizzo della blockchain.
Iniziamo con l’analizzare le soluzioni del mondo bancario, di quel sistema che bitcoin voleva scardinare e che invece ha trovato nella stessa blockchain nuovi stimoli e nuove prospettive di business.
L'adozione della blockchain in questo settore mira a trasformare il sistema dei pagamenti internazionali rendendolo più rapido, economico e sicuro, promettendo di ridurre i tempi delle transazioni a qualche secondo comparati ai giorni dell’attuale sistema SWIFT (lo standard globale per la comunicazione sicura tra banche, utilizzato per facilitare i bonifici internazionali tra valute differenti), superando così i limiti del processo di conciliazione bancaria.
Due esempi di progetti significativi, effettivamente utilizzati, sono JPM Coin, la stablecoin di JPMorgan che gestisce più di un miliardo in dollari di transazioni giornaliere, e RippleNet, la soluzione sviluppata dalla fintech americana Ripple, specializzata nell'offrire servizi basati su blockchain. Questi due modelli rappresentano le principali direzioni seguite dal settore bancario nell'adozione della blockchain: da un lato, soluzioni interne, come JPM Coin, progettate per migliorare l’efficienza e ridurre i costi operativi dei circuiti interbancari; dall’altro, infrastrutture aperte come RippleNet, che mirano a creare un'alternativa ai circuiti tradizionali di pagamento, come quelli delle carte di credito o di servizi come PayPal.
A queste aggiungerei anche lo stimolo concettuale che la blockchain, e in particolare le criptovalute, hanno dato alle banche centrali per sperimentare l'introduzione delle CBDCs, le valute digitali delle banche centrali. Queste, pur non basandosi necessariamente sulla tecnologia blockchain, rappresentano un'alternativa concreta al sistema bancario tradizionale, offrendo la possibilità, ancora in fase di studio, di consentire ai cittadini di avere un conto direttamente presso le banche centrali.
Sebbene la blockchain offra un enorme potenziale per la velocizzazione dei pagamenti internazionali, rimane un problema fondamentale: la mancanza di uno standard condiviso per lo scambio di valore tra sistemi monetari diversi. Oggi, ogni banca o istituzione che sviluppa una soluzione blockchain crea un ecosistema chiuso, spesso incompatibile con quelli di altre aziende.
Perché la blockchain possa davvero rivoluzionare il sistema bancario, è necessario sviluppare un’infrastruttura interoperabile, in cui le monete ufficiali, utilizzando le stablecoin, o le CBDCs, possano operare insieme senza barriere.
La parola chiave per il futuro non è solo dunque semplificazione, ma soprattutto interoperabilità. La blockchain ha il potenziale per trasformare il settore bancario e i pagamenti internazionali, rendendoli più rapidi, sicuri e convenienti. Tuttavia, è ancora lontana dal diventare uno standard de facto. Per realizzare questa trasformazione, non basta la semplice adozione della blockchain: è necessario sviluppare sia un livello di presentazione dei dati interoperabile tra diversi sistemi che un insieme di procedure codificate in blockchain in modo da consentire una comunicazione fluida e uno scambio di valore efficiente tra valute differenti, come Euro e Dollaro. Questo, però, non è un compito della blockchain stessa, ma di chi sceglierà di adottarla e promuoverla per costruire un nuovo modello capace di superare i limiti dell’attuale sistema SWIFT, evitando il rischio di una frammentazione del mercato con soluzioni parallele ma non compatibili.