Dal fuoco alla blockchain: il caso Banksy e la tutela della proprietà intellettuale nell’era digitale
di Clizia Cacciamani e Dario Natali
La blockchain sta trasformando profondamente il concetto di valore, proprietà e autenticità nel mondo dell’arte e non solo. Un caso simbolico di questa rivoluzione è quello di Morons, un’opera di Banksy acquistata, bruciata e poi convertita in NFT, il cui valore è cresciuto esponenzialmente nel mercato digitale. Questo evento rappresenta un momento chiave nella transizione dalla proprietà fisica a quella digitale delle opere d’arte e non solo.
Nel 2021 l’opera di Bansky intitolata Morons veniva pubblicamente bruciata in live streaming. Il gruppo Injective Protocol aveva infatti acquistato l’opera dalla galleria Taglialatella per circa 95.000 dollari, ma, invece di conservarla, l’ha distrutta trasformandola in un Non-Fungible Token (NFT) tramite blockchain.
Dopo questa conversione digitale, l'opera ha raggiunto un valore di 382.000 dollari, pari a 228,69 Ether, acquisendo e non perdendo valore a seguito della sua distruzione fisica.
Questo evento dimostra come l’arte possa trascendere il supporto fisico per esistere in una nuova dimensione digitale, aumentando il proprio valore grazie alla certificazione garantita dalla blockchain.
La blockchain è una tecnologia che consente infatti di memorizzare dati in modo sicuro, trasparente e immutabile tramite catena di blocchi crittografati, collegati tra loro in maniera tale da garantire l'integrità delle informazioni.
Il caso Banksy è solo uno dei tanti esempi che mostrano come questa nuova tecnologia stia ridefinendo il mercato dell’arte, dove le opere possono acquisire anche una dimensione digitale garantita da un registro immutabile e decentralizzato.
Grazie alla blockchain, gli artisti possono ora registrare le proprie opere in modo sicuro, stabilire royalties automatiche sulle vendite future e proteggersi da falsificazioni. Il valore di un’opera d’arte non dipende più esclusivamente dalla sua esistenza fisica, ma dalla sua certificazione digitale, che ne garantisce unicità e provenienza.
L’evento legato a Banksy è emblematico perché ribalta il paradigma tradizionale: la distruzione del supporto fisico non annulla il valore dell’opera, ma lo trasferisce in un ecosistema digitale, dove il possesso e la tracciabilità sono garantiti dalla blockchain.
Questo sicuramente è uno degli esempi più eclatanti di utilizzo della blockchain. Questa tecnologia, oltre il mondo dell’arte, sta assumendo un ruolo chiave anche nella protezione della proprietà intellettuale. Grazie alla sua immutabilità, è diventata un mezzo efficace per certificare la paternità e la data di creazione di opere creative e per notarizzare in forma digitale progetti di design, software, ricette e molto altro.
Anche nella tutela della proprietà intellettuale è possibile pertanto utilizzare la blockchain per proteggere idee ed opere che, ad esempio, non sono brevettabili. Grazie alla sua immutabilità e tracciabilità, questa tecnologia permette di registrare in modo sicuro e certificato, ad esempio, ricette - sia culinarie che chimiche - garantendo la prova di creazione e la proprietà dell'inventore; progetti architettonici, di design e ingegneristici; giochi, certificandone l'originalità e la data di creazione; opere creative; software e tutte le invenzioni che non sarebbero brevettabili.
Tramite la blockchain è possibile offrire una tutela immediata ed efficace, garantendo che le creazioni siano registrate dai loro inventori in modo certo e invariabile nel tempo, senza il rischio di alterazioni o contestazioni.
Nell’era della digitalizzazione e della condivisione online, proteggere la proprietà intellettuale è diventato più complesso. La blockchain rappresenta una vera soluzione concreta: permette di registrare qualsiasi opera in un registro decentralizzato, creando una prova inconfutabile della sua esistenza e proprietà. Prova oltretutto valida processualmente dinanzi ad un giudice in Italia e all’estero.
Questo meccanismo riduce il rischio di plagi, appropriazioni indebite e dispute legali, offrendo un sistema trasparente e verificabile per la tutela dei diritti di proprietà industriale, senza parlare del suo utilizzo nelle criptovalute, nella tracciatura delle supply chain per assicurare l’autenticità e prevenire frodi e anche nella sanità per la gestione sicura e immutabile dei dati dei pazienti, garantendo al tempo stesso la privacy.
Il caso Banksy rappresenta quindi non solo una rivoluzione per il mercato dell’arte, ma anche un esempio di come la blockchain possa ridefinire il concetto stesso di proprietà (o altro diritto). La sua applicazione nella protezione dei diritti autoriali e nella certificazione di autenticità apre scenari innovativi per artisti, inventori e imprese.
L’arte bruciata di Banksy ha dimostrato che la blockchain non è solo una tecnologia di tendenza, ma una vera e propria infrastruttura per la tutela della proprietà intellettuale. Il valore di un’opera non è più legato esclusivamente alla sua fisicità, ma alla sua certificazione digitale, che garantisce autenticità e unicità.
Con l’espansione degli NFT e l’adozione crescente della blockchain in diversi settori, siamo all’inizio di una nuova era in cui la proprietà digitale avrà lo stesso valore, se non superiore, di quella fisica. La rivoluzione è già iniziata, e il caso Banksy ne è la prova concreta.