Welfare dei liberi professionisti iscritti alla gestione separata: tutele crescenti ma non ancora sufficienti
di Diego Zonta
Il mondo delle libere professioni in Italia, analizzato nel IX Rapporto 2024 di Confprofessioni, mostra una realtà complessa e in evoluzione, soprattutto per quanto riguarda il sistema di welfare. Un segmento particolarmente rilevante è quello dei professionisti che, privi di una cassa previdenziale dedicata, sono iscritti alla Gestione Separata INPS. Questo gruppo, in costante crescita numerica, deve ancora affrontare sfide specifiche in termini di tutele e stabilità reddituale.
Le tutele INPS per la gestione separata: ISCRO, maternità e malattia
Una novità fondamentale in tema di welfare per questi professionisti è la stabilizzazione dell'Indennità Straordinaria di Continuità Reddituale e Operativa (ISCRO). Ora strutturale, l'ISCRO offre un sostegno al reddito (fino a 800 euro mensili per 6 mesi) per le fasce di reddito più basse – sotto i 12.000 euro – in caso di calo significativo del fatturato (superiore al 70 per cento), a patto di soddisfare specifici requisiti contributivi e di attività. Tale misura si finanzia mediante un'aliquota contributiva aggiuntiva dello 0,35 per cento ed è accompagnata da percorsi di aggiornamento professionale. Occorre inoltre considerare che, a differenza del regime sperimentale precedente, questa indennità concorre ora alla formazione del reddito imponibile ai fini IRPEF ed è accessibile solo per i titolari di una partita IVA da almeno tre anni.
Oltre all'ISCRO, le professioniste iscritte alla Gestione Separata hanno diritto a specifiche tutele INPS per maternità e malattia, sebbene con differenze rispetto al lavoro dipendente. Per la maternità, è prevista un'indennità erogata dall'INPS per i 2 mesi precedenti e i 3 mesi successivi al parto (o con opzioni di flessibilità). L'importo è pari all'80 per cento del reddito medio giornaliero dei 12 mesi precedenti l'inizio del periodo indennizzabile, calcolato sulla base dei contributi versati. È necessaria una contribuzione minima (solitamente almeno 3 mesi) nei 12 mesi precedenti. Per una professionista con un reddito annuo medio di 20.000€ nei 12 mesi precedenti, l'indennità giornaliera ammonterebbe a circa 44€ (l'80% di 54,79€), per un totale di circa 6.600€ per i 5 mesi. Con un reddito annuo medio di 30.000€, l'indennità giornaliera salirebbe a circa 66€, per un totale approssimativo di 9.900€. È importante notare che questa indennità, sostituendo il reddito da lavoro autonomo, è soggetta a tassazione IRPEF e concorre alla formazione del reddito complessivo.
Per la malattia, la tutela è invece più limitata. Generalmente, l'INPS prevede un'indennità per i periodi di degenza ospedaliera. Per beneficiarne, sono richiesti requisiti contributivi (in genere almeno 3 mesi di contributi nell'anno precedente) e vi è un periodo di carenza (i primi 3 giorni non sono indennizzati). L'importo giornaliero dipende dai contributi versati. Per la degenza ospedaliera, l'indennità giornaliera (per il 2024/2025, a titolo esemplificativo e basato su fasce contributive) potrebbe variare da circa 30€ a 60€ al giorno. Così, per 10 giorni di ricovero (al netto della carenza), un professionista potrebbe ricevere tra 300€ e 600€. La copertura per malattia non ospedaliera è invece più restrittiva e generalmente legata a patologie gravi certificate che impediscono totalmente il lavoro per periodi prolungati. Anche l'indennità di malattia è considerata sostitutiva del reddito e quindi soggetta a tassazione IRPEF.
La necessità di migliorare queste tutele è evidenziata dai lavori della Consulta per il lavoro autonomo del CNEL, che punta a rafforzare le garanzie per maternità, paternità, congedi parentali e malattia per gli iscritti alla Gestione Separata, magari separando la contribuzione welfare da quella previdenziale. Anche il Pilastro Sociale Europeo spinge per un'adeguata protezione sociale per tutti i lavoratori, inclusi gli autonomi, su questi fronti.
Il focus sulle professioniste donne: tra crescita e disparità
Le donne rappresentano una quota crescente nel panorama libero professionale italiano (35,3 per cento nel 2023), ma affrontano divari significativi. Il gender pay gap rimane marcato con i dati 2023 delle professioniste iscritte alla gestione separata con redditi annui medi di circa 24.000 euro contro i quasi 30.000 dei colleghi uomini. Peraltro, il Gender Pay Gap maggiore si ha nella fascia appena superiore ai 40 anni, sfiorando gli 8.000 euro. Le tutele per maternità e malattia sono particolarmente cruciali per le donne, che spesso portano un carico maggiore nella conciliazione vita-lavoro. Sebbene esistano le indennità INPS più sopra descritte, la loro adeguatezza, specialmente per la malattia non ospedaliera, e la complessità burocratica possono rappresentare un ulteriore elemento di vulnerabilità. Il lavoro della Consulta CNEL per migliorare l'indennità di maternità e le tutele per malattia risponde direttamente a queste esigenze specifiche. L'aumento recente di donne nel regime fiscale agevolato (+15,6 per cento vs +2,7 per cento uomini tra 2020-2023), pur indicando una dinamica di ingresso nel settore, potrebbe anche riflettere una maggiore concentrazione in fasce di reddito più basse.
Conclusioni e prospettive
Il welfare dei liberi professionisti in Italia, specie quelli senza cassa dedicata, sta compiendo passi avanti con la stabilizzazione dell'ISCRO e le tutele INPS esistenti. Tuttavia, il Rapporto Confprofessioni e le analisi esterne confermano la necessità di un rafforzamento, in particolare per la malattia e per colmare il persistente divario di genere. Le professioniste, pur essendo una componente sempre più qualificata e numerosa, necessitano di un sistema di welfare che supporti efficacemente la loro attività e le esigenze di conciliazione casa-lavoro, garantendo tutele equiparabili a quelle di altre categorie di lavoratori, in linea con gli indirizzi europei. Risulta poi assolutamente inspiegabile come queste indennità, un supporto al reddito di natura temporanea ed emergenziale, visti anche paletti e valori in gioco, debbano essere sottoposte anche ad imposizione fiscale. Di strada quindi ne è stata fatta, considerando le zero tutele di qualche anno fa, ma il percorso appare ancora piuttosto lungo.