Fra lo sgomento e l’orrore -perché sì, si tratta di orrore- nell’apprendere quanto è accaduto in alcuni spazi on-line in cui venivano condivise e commentate in modo sessista foto e video di migliaia di donne a loro insaputa, c’è una notizia positiva.
I casi finiti nella bufera mediatica (cui seguirà inevitabilmente quella giudiziaria, essendo le indagini ormai avviate) sono principalmente due, secondo quanto riportato dai media: un sito denominato phica.eu, nel quale sono state trovate fotografie prevalentemente di donne famose, o comunque “pubbliche” -politiche, giornaliste, sportive- recuperate in Rete e pubblicate, a loro insaputa e contro il loro volere, insieme a commenti offensivi, denigratori, anche a sfondo sessuale. E poi un gruppo Facebook, chiamato miamoglie, nel quale gli utenti hanno condiviso fotografie e video intimi e privati delle proprie mogli/compagne/fidanzate, quasi sempre senza il loro consenso, anche in questo caso seguiti da commenti sessisti, volgari e diffamatori. Sia l’uno sia l’altro sono stati chiusi.
La notizia positiva è che molte donne note e con ampia visibilità, che hanno scoperto di essere finite sul sito, si stanno esponendo con forza e determinazione, non solo denunciando i fatti in prima persona all’Autorità Giudiziaria ma anche invitando le altre donne coinvolte a farlo. Non è cosa di poco conto perché nei casi di violenza di genere, come senz’altro sono questi, sapere di non essere sole, ricevere la solidarietà delle altre donne, comprendere che si può reagire ed essere credute anche nel raccontare le conseguenze di quanto subito (come avverrà senz’altro in sede giudiziaria) è fondamentale per affrontare il percorso processuale verso la condanna dei responsabili e quello personale di guarigione per i traumi subiti.
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