Con la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale n. 214 del 15 settembre 2025, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha messo un tassello decisivo nella complessa architettura del Codice del Terzo Settore (D.Lgs. 117/2017).
Il DM 7 agosto 2025 definisce infatti “forme, contenuti, termini e modalità” dell’attività di vigilanza, controllo e monitoraggio sugli enti iscritti al RUNTS, segnando una fase matura di implementazione della riforma.
A chi si applica e chi resta fuori
Il decreto si rivolge agli ETS iscritti nelle sezioni a), b), c), e) e g) del RUNTS, lasciando fuori imprese sociali e società di mutuo soccorso.
L’obiettivo è mettere sotto lente del controllo gli enti di volontariato, APS, organizzazioni filantropiche e simili, mentre realtà con caratteristiche imprenditoriali o mutualistiche seguono binari paralleli.
I controlli ordinari: la pagella triennale degli ETS
Ogni tre anni, gli ETS saranno sottoposti a un “check-up di salute” istituzionale, finalizzato a verificare tre punti chiave:
requisiti di iscrizione ancora validi;
finalità civiche perseguite con coerenza;
adempimenti RUNTS rispettati senza sconti.
Gli attori di questo controllo non sono solo gli Uffici RUNTS: entrano in campo anche le reti associative nazionali e i CSV (Centri di servizio per il volontariato), purché rispettino requisiti precisi e tengano aggiornati gli elenchi degli incaricati.
Una novità rilevante è l’obbligo di formazione specifica per chi effettua i controlli, con tanto di rotazione degli incarichi. In parole povere: niente ispettori “fissi” che finiscono per diventare più amici che controllori. Una piccola ma grande barriera contro i conflitti d’interesse.
Quando il controllo diventa straordinario
Oltre al calendario triennale, il DM prevede anche controlli straordinari: scatteranno in caso di particolari segnalazioni o esigenze rilevate dalle amministrazioni pubbliche.
È il classico “arriviamo quando meno te lo aspetti”, un po’ come la visita del revisore in azienda o il controllo antidoping nello sport.
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