Tra merito personale e gratitudine – Il potere della narrazione d’impresa
di Alessandro Zaltron
Quando di un imprenditore si dice che si è fatto “da sé”, e perdipiù convinti di fargli un complimento, mi viene un po’ da sorridere. Nessuno ottiene risultati di un certo spicco agendo da solo, se le circostanze storiche e ambientali e la collaborazione di persone di valore non gli danno una mano. L’imprenditore non è un superuomo e un’impresa, soprattutto, è un organismo complesso, vario, multiforme, nel quale l’apporto del singolo pesa quanto la coesione e l’armonia fra tutti. Poi c’è chi lo riconosce e chi no.
Augusto Cappeller, fondatore di ben due aziende che si sono affermate a livello europeo nel settore delle molle industriali, è fra coloro che ricorda e ringrazia le persone che lo aiutarono agli inizi della carriera, e ciò rende ancora più ammirevole l’uso che ha fatto di quegli apporti, magari anche piccoli, alla luce dei risultati che ne ha ricavato. Lo racconto in Senza colpo ferire, mio romanzo d’impresa edito da Manuzio.
Quando decide di aprire il proprio mollificio in un paesino veneto, ad Augusto manca una cosa non proprio marginale: i macchinari – e pure i soldi per acquistarli. Pensa di rivolgersi a Benedetto Bobbio, imprenditore lombardo che ha incontrato una volta quando era operaio presso il mollificio di Adriano Visentin. Bobbio è il titolare dell’omonima ditta vicina a Saronno che ha aiutato proprio Visentin nelle sue fasi iniziali, quando la buona volontà superava il credito disponibile.
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