Ci siamo lasciati ai “morti” per ritrovarci a un passo dal Natale.
Potrebbe essere il testo di una canzone di Calcutta, ed invece eccoci qua, ad un passo dal Natale. Pare azzardato? No. I mercatini hanno già invaso le piazze. La gente fa già le code nei centri commerciali. Mariah Carey e Bublé riempiono gli altoparlanti di ogni negozio. Maledetti.
Ma guardiamoci un attimo indietro e facciamo questo riepilogo di novembre.
Le PEC. E dico: le PEC. Arriva una nota di Unioncamere che suona peggio di una nota a scuola. “Adesso facciamo così”, dicono. Come? Si cambia ancora versione? E chiedersi, invece, a cosa serve questo adempimento, no, vero? Eppure sarebbe il caso. “Sono tenuti all’adempimento, in via alternativa, l’amministratore unico o l’amministratore delegato o, in mancanza di quest’ultimo, il Presidente del Consiglio di amministrazione”. Bene, ennesimo cambio. Ennesima comunicazione ai clienti che fanno finta di leggere.
Oggi ultimo giorno per il versamento del secondo acconto delle imposte. Quella cosa che ti obbliga a pagare con un anno di anticipo le imposte su un reddito che ancora non hai realizzato. Ma non solo. Scadenza anche della rata della rottamazione quater. Mentre ancora si discute della rottamazione quinquies e se chi è sul treno della “quater” può saltare sul treno della “quinquies” come una sorta di Indiana Jones.
E mentre cerchiamo di fare quadrare acconti e rottamazioni, arriva la pioggia di emendamenti sulla manovra. Dal condono edilizio alle detrazioni per il sepolcro, fino alla proposta che impone di comunicare anticipatamente l’adesione allo sciopero dei trasporti. Di queste solo una piccola parte arriverà al voto in commissione Bilancio. Il resto finirà nel dimenticatoio come i buoni propositi di settembre.
A proposito, vi ricordate settembre? Avevamo fatto i buoni propositi. Ne abbiamo parlato giusto 91 giorni fa. Che fine hanno fatto? Possiamo mettere qualcosa sotto l’albero oppure ci ripensiamo nel 2026? Negli studi c’è sempre lo stesso problema. Quanti “lo facciamo entro la fine dell’anno” pronunciati nei mesi scorsi? Ci rendiamo conto che abbiamo solo venti giorni di dicembre per farli davvero? E invece cosa facciamo? Andiamo a ripescare la circolare sugli omaggi natalizi…
Perché qualche cliente ha già iniziato a chiedere: ma se prendo il panettone al dipendente? Oppure al cliente? Oppure a mia suocera? E noi lì, pazienti, a rispiegare per l’ennesima volta come funzionano le spese di rappresentanza. Come ogni anno.
A questo proposito, domanda flash: il tuo studio ha già fatto la circolare sugli omaggi natalizi? Quella che probabilmente è identica a quella dello scorso anno. E a quella di quello prima ancora.
Comunque, proporrei di fare scrivere all’AI questa benedetta circolare. Tanto per giocarci il gettone sul fatto che almeno potrebbe essere diversa dall’anno scorso. O forse no. Forse sarebbe identica a quella di tutti gli altri studi d’Italia. Non so voi, ma sto notando una cosa in merito a questa benedetta AI. Se ne sta parlando tanto, tanto quanto si vedono in troppi testi lineette e quella certa uniformità di pensiero, tra paradossi e spoiler. È arrivato forse il momento di darle un perimetro, studiarla, adattarla a noi e a non spararla come fosse la soluzione a tutto. Leggo, tra l’altro, che l’85 per cento dei professionisti ne è entusiasta e solo il 19 per cento crede che i colleghi competitor la utilizzi (report del 2025 The State of AI in Accounting Report). Un po’ come credere di essere i soli a mandare a quel paese la voce elettronica del casello autostradale quando, dopo avere pagato, dice “grazie e arrivederci”.
Fatto di cronaca di una decina di giorni fa: hanno preso i figli di una famiglia che abitava nel bosco. Li hanno portati via perché vivevano in modo diverso. E mentre l’AI ci spinge tutti verso l’uniformità, lo Stato fa lo stesso con chi sceglie di vivere fuori dagli schemi. Non siamo nemmeno liberi di essere quello che siamo. Dobbiamo stare dentro le righe. Compilare i moduli. Abitare nelle case giuste. E magari pure usare l’AI per scrivere la circolare sugli omaggi natalizi identica a quella di tutti gli altri.
Sulle pagine di Blast, questo mese si è parlato di errore, di ambienti tossici, di grazie. Tre parole che sembrano slegate ma che invece possiamo fondere in un percorso preciso.
Cacciapaglia ha scritto che l’errore non è una deviazione ma una presenza strutturale in un sistema che pretende l’impossibile. Quella sensazione che conosciamo tutti: il collaboratore che entra in silenzio con un fascicolo in mano e un’ombra negli occhi. E poi la notte in bianco. E poi la telefonata al cliente. Perché l’infallibilità non è esigibile. Non oggi. Non mai.
Tordini ha raccontato come le organizzazioni diventano tossiche quando si confonde la relazione con l’adulazione, quando si sale per vicinanza al potere invece che per fiducia autentica. Quando si costruiscono carriere sull’arte di compiacere invece che sulla capacità di generare legami veri.
E Pezzini ha parlato di grazie. Di quella grazia che serve per affrontare l’errore senza che l’ambiente diventi tossico. Di quella capacità di trasformare l’imperfezione in responsabilità, lucidità e competenza. Di dire le cose come stanno senza distruggere chi ti sta di fronte.
Tre articoli che insieme fondono uno stesso discorso. Perché forse l’ambiente diventa tossico proprio quando fingiamo che l’errore non esista. Quando pretendiamo l’impossibile e poi puntiamo il dito quando qualcuno non lo raggiunge. Quando preferiamo chi sa compiacere a chi sa costruire relazioni autentiche. E forse la soluzione non è fingere di essere perfetti, ma imparare a sbagliare meglio. Insieme. Con grazia.
In sostanza, leggere Blast migliora la vita. O almeno aiuta a vederla meglio.
Grazie a tutti per essere giunti fin qui nella lettura. Ora mi leggo la circolare sugli omaggi natalizi circolarizzata dal mio studio.
Ci rivediamo a gennaio con un chilo in più.
Buon Blast a tutti.


