La parola di oggi è “termine”.
Termine come sinonimo di parola, vocabolo o locuzione ma anche di scadenza.
Difatti, nel parlare di limiti di tempo, magari anche in diversi aspetti interessati dal diritto, ci si potrebbe riferire ad un qualcosa da compiersi entro i “termini” stabiliti dalla legge.
Si usa certamente in ambito economico e finanziario, in relazione ad esempio al “termine” di utilizzo di un credito.
La sua etimologia deriva dal latino termĭnus “limite, confine” e il suo significato può far pensare ulteriormente ad un punto d’arrivo.
“Viaggiare, è proprio utile, fa lavorare l’immaginazione.
(...)
E poi in ogni caso tutti possono fare altrettanto. Basta chiudere gli occhi.
È dall’altra parte della vita.”
da “Viaggio al termine della notte” di Louis-Ferdinand Céline)
Nel concepire la parola in esame nella maniera che più si avvicina all’ambito letterario e riflettendo sul romanzo di Céline - di certo emotivamente coinvolta nel suo viaggio - ciò che mi rende più curiosa e partecipe è proprio quel “termine”, affascinante limite sul finire della notte, di un autore - uomo e medico - fra i più odiati di sempre.
Marina Alberghini, a cui va il merito di aver stilato la prima biografia italiana sullo scrittore francese, nel suo coraggioso lavoro di ricerca scava nel profondo del percorso esistenziale di questo personaggio complesso, riportando alla luce le infamanti accuse, da lui subite nel corso degli anni, e provando così a togliere il fango di quelle stesse vili certezze che più volte avevano portato i suoi detrattori a sentenziarne la morte.
Eppure, il suo romanzo, uno dei capolavori della letteratura novecentesca, ne ritrae un uomo che nonostante il carattere enigmatico, forse poco simpatico e indiscutibilmente piuttosto complicato - tanto da ricordarmi a tratti il Dottor House - continua a tenersi lontano dalla comodità del facile conformismo. Questa insolita assenza di timore traspare più volte nel particolare linguaggio dell’autore, dalle ampie sfaccettature, in cui anche l’apparente cinismo, mescolato a tratti alle minuziose descrizioni dei vari volti della miseria umana, si alterna alla creatività di una prosa ricca e coinvolgente.
Dal viaggio di Céline alle “terminologie” di diverse materie scientifiche si potrebbero creare agganci con la chimica, la mineralogia e la fisica. “Termini” tecnici, facenti parte di un linguaggio settoriale e specifico, sarebbero infatti riscontrabili nei più vari ambiti di lavoro e di studio, anche interessando per esempio la filosofia o la medicina; senza tralasciare il settore artistico in cui è abituale l’uso di “termini” che caratterizzerebbero la sfera della critica dell’arte.
Volendo abbracciare modi di dire o di fare, potremmo affermare senza “mezzi termini” che è più piacevole parlare e interagire con persone che, “moderando i termini”, si esprimono sempre con “termini” cortesi.
Che la parola odierna di Blast sia ovviamente un sinonimo di “fine” risulterebbe sicuramente intuitivo.
Ma nel “terminare” qualcosa - magari anche un viaggio - sarebbe bello pensare che ciò rappresenta non solo il punto d’arrivo ma ancor più la fine che prelude ad un nuovo inizio.