Certamente, tra i lettori di Blast, qualcuno avrà visto il film “Il tempo delle mele”, di cui la colonna sonora fu uno dei tormentoni più apprezzati degli anni ’80.
Se ne raccontava la storia romantica e un po’ ribelle di un gruppo di adolescenti inquieti - nulla di nuovo come in ogni “tempo” che si rispetti - passata in un battito di ciglia fuori dalla proiezione mentre i suoi splendidi e giovanissimi protagonisti, oramai splendidi - forse - personaggi di mezza età, restano comunque i nostri coetanei di adesso (per chi ha vissuto quegli anni).
Per tutti noi, quindi, il “tempo” trascorre, inesorabilmente rapido, in quella fulminea strizzatina d’occhio, che non lascia scampo.
Etimologicamente, il latino tĕmpus, da cui la parola deriva, fa riferimento al “tempo” cronologico.
Per quanto possa sembrare superfluo da dire, questo termine si riflette sulle attività e sulla vita stessa di ogni singolo individuo. In ogni più piccolo - e apparentemente insignificante - momento della giornata di ognuno, infatti, il “tempo” a disposizione non sembra mai abbastanza, mentre lo rincorriamo trafelati, per poi arrivare a sera, spesso attraversati da un’ambigua sensazione di “incompiuto”. In questo contesto, dato lo scarso “tempo” di reazione concesso dalla quotidianità, risulta alquanto difficoltoso “cogliere la prima mela” - beninteso escludendo Angelo Branduardi - per cui, l’ovvia speranza nella possibile raccolta di mele più mature, sarebbe l’ultima a morire.
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