A quasi un anno dall’ultima modifica che ha interessato i benefici premiali del c.d. Tax Control Framework (TCF) opzionale, il viceministro Leo ha annunciato per settembre (di quest’anno) la partenza dei corsi per i certificatori e l’imminente completamento del decreto che darà attuazione all’articolo 7-bis del Dlgs n. 128/2015, che ha introdotto l’istituto riservato alle società che non hanno i requisiti per accedere al regime di adempimento collaborativo.
Con il Decreto legislativo 221 del 30 dicembre 2023, nell’ambito di una più ampia riforma della Cooperative Compliance, giunta al traguardo dei 10 anni, è stato infatti introdotto l’articolo 7-bis, rubricato “Regime opzionale di adozione del sistema di controllo del rischio fiscale”, nel Decreto legislativo 128/2015, mirato ad ampliare in modo significativo la platea di soggetti che possono ottenere benefici reali dall’adozione di un sistema di presidio del rischio fiscale approvato dall’Amministrazione finanziaria.
Inizialmente, l’effetto premiale per le società che avrebbero deciso di comunicare l’adozione del sistema opzionale prevedeva la riduzione a un terzo delle sanzioni amministrative, con il limite del minimo edittale, per le violazioni relative a rischi di natura fiscale comunicati preventivamente con interpello entro il termine della presentazione delle dichiarazioni o prima del decorso delle relative scadenze fiscali. La medesima rappresentazione preventiva e circostanziata all’Agenzia delle entrate configurava inoltre causa di non punibilità per il reato di infedele dichiarazione, come normato dall’articolo 4 del Decreto legislativo 74 del 10 marzo 2000, limitatamente alle violazioni di norme tributarie dipendenti da rischi di natura fiscale relativi a elementi attivi.
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