Superbonus 110 per cento: una misura controversa tra burocrazia e incertezze
di Stefania Duzzi
Il Superbonus 110 per cento, introdotto nel maggio 2020 come stimolo al settore edile e all'economia italiana, si è rivelato uno degli interventi legislativi più problematici degli ultimi anni.
Le continue modifiche normative e i frequenti cambiamenti nelle regole per la cessione del credito e lo sconto in fattura hanno generato un clima di profonda incertezza per tutti gli attori coinvolti, trasformando quella che doveva essere una misura di rilancio in un complesso labirinto burocratico.
Questa situazione ha innescato numerosi contenziosi tra contribuenti, imprese e Agenzia delle Entrate, evidenziando le criticità strutturali della misura e mettendo in luce come la mancanza di una visione d'insieme abbia compromesso l'efficacia dell'intervento.
Un aspetto particolarmente critico riguarda la gestione delle pratiche amministrative, soprattutto nei casi di contemporanea esecuzione di interventi che rientrano sia nel Superbonus 110 per cento sia nei cosiddetti “bonus ordinari”.
Ulteriore tassello di confusione è stato generato dall'introduzione, con il Dl 77/2021, della Comunicazione Inizio Lavori Asseverata - Superbonus (CILA-S), creando un cortocircuito che ha messo in difficoltà tecnici e professionisti coinvolti.
Il principio dell'assorbimento delle pratiche edilizie, secondo cui un titolo edilizio "maggiore" può assorbire quello "minore" (ad esempio, un Permesso di Costruire può assorbire una SCIA), ha indotto molti operatori a ritenere erroneamente che la CILA-S fosse sufficiente per coprire tutti gli interventi contestuali.
Questa interpretazione si è rivelata fuorviante: il Superbonus 110 per cento non rappresenta un intervento più complesso che include opere minori ma, semplicemente, garantisce una maggiore percentuale di detraibilità per interventi già previsti dalla normativa precedente.
La CILA-S ha la funzione di essere un titolo abilitativo specifico e transitorio, valido esclusivamente per gli interventi elencati nell'articolo 119 del Dl 34/2020 e non sostituisce le normali procedure amministrative previste dal Dpr 380/01 (CILA, SCIA e Permesso di Costruire).
La mancanza di convergenza tra norme edilizie e fiscali ha quindi creato un’incertezza sulla possibilità o meno di utilizzare la sola CILA-S per tutti gli interventi.
Sul punto, la Guida ANCI ha fornito alcune indicazioni operative, chiarendo che in caso di interventi misti è necessario presentare sia la CILA Superbonus sia attivare il procedimento edilizio ordinario per le altre opere, anche contemporaneamente. Sul punto, l’Agenzia delle entrate non si è mai pronunciata né, meglio, il legislatore non è intervenuto per dirimere la questione.
Questo è solo un esempio di come la vicenda del Superbonus 110 per cento si sia trasformata da misura potenzialmente efficace a strumento pericoloso a causa di una gestione normativa e interpretativa inadeguata.
Le conseguenze continueranno peraltro a ripercuotersi sul settore edile e sui contribuenti, evidenziando la necessità di un approccio più sistemico e lungimirante nella definizione degli interventi di sostegno.
In particolare, il disconoscimento dei crediti fiscali per carenza delle opportune e specifiche pratiche amministrative si tradurrà in importanti conseguenze economiche tanto per le imprese quanto per i committenti.
Le imprese, private di risorse fondamentali per la loro operatività, vedono così minata la loro capacità di mantenere gli impegni finanziari assunti, e si trovano in una situazione di estrema vulnerabilità.
I committenti dei lavori, a loro volta, si trovano in seria difficoltà in quanto la mancanza di liquidità prevista sta compromettendo la loro capacità di far fronte agli impegni finanziari assunti, creando un effetto domino preoccupante.
Questa è la dimostrazione di come una misura pensata come “di rilancio” si sia via via trasformata in un percorso accidentato, caratterizzato da innumerevoli ostacoli e trappole normative che rischiano di infliggere un duro colpo all'economia nazionale.