Squadra, assetti organizzativi e governance: dalla Coppa Davis alle società sportive
di Pamela Rinci
Quando abbiamo alzato la famosa “insalatiera” al cielo, l’occhio del tifoso ha visto il dritto fulminante e il servizio vincente che hanno portato alla vittoria.
L’occhio del tecnico – inteso come aziendalista e giurista – ha visto anche qualcos’altro: ha visto il trionfo di un modello organizzativo.
La recente storia delle squadre nazionali italiane di Coppa Davis e della Billie Jean Cup non è stata, quindi, solo una favola sportiva; è stato un perfetto case study di management.
Vorrei, pertanto, in questo articolo proporre una lettura diversa, traslando i principi dell’articolo 2086 del Codice civile (i famosi “adeguati assetti”) sul campo da tennis, per dimostrare come la gestione di una società sportiva e quella di una nazionale vincente rispondano alle medesime logiche di governance, gestione del rischio e continuità aziendale.
Ogni scelta, infatti – chi convocare, chi schierare in singolare o in doppio, come dosare le energie nell’arco della stagione – assomiglia sorprendentemente alle decisioni di un consiglio di amministrazione che deve allocare risorse, definire strategie e governare il rischio.
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