La logica di Blast è quella, come già riportato in altre occasioni, di pubblicare articoli che permettano anche un minimo di riflessione. Sono “banditi” articoli meramente descrittivi: ce ne sono fin troppi in circolazione.
Per questo non diamo conto, in relazione alla fiscalità, di qualsiasi documento di prassi o pronuncia giurisprudenziale, specie quando tali atti riportano l’ovvio, così come se si occupano di temi non rilevanti o, ancora, se affermano concetti così ingarbugliati e contrastanti (accade spesso, purtroppo, con le pronunce di legittimità) che non ne vale la pena.
La risposta ad interpello n. 299/2025 in tema di abuso del diritto sarebbe quindi da iscrivere tra quelle irrilevanti: una società emetterà un prestito obbligazionario one coupon e viene chiesto se tutto ciò costituisca abuso del diritto a causa del disallineamento temporale tra la tassazione degli interessi attivi in capo ai sottoscrittori del prestito ed il riconoscimento fiscale degli interessi passivi in capo alla società secondo il principio di competenza economica. Vengono – addirittura – fornite le “valide ragioni economiche”: cioè il fatto che l’operazione permetterà di finanziare ‘’investimenti strategici‘’.
L’Agenzia – bontà sua – risponde (ovviamente) che il disallineamento non costituisce ipotesi di abuso del diritto.
Perché, allora, la riportiamo (la risposta ad interpello)? Solamente perché ci poniamo una (ulteriore) domanda: per quale ragione si continuano a fare certi interpelli?
È vero che la fiscalità italica offre uno “spaccato” di costante incertezza, che appare verosimilmente funzionale alle esigenze erariali, ma se si smettesse di chiedere lumi alla prassi anche per questioni basiche, forse avremmo una fiscalità un po’ meno influenzata dal dominio della stessa prassi (rimarrebbe poi sempre il problema della “precarietà” giurisprudenziale, ma questo – purtroppo – è un altro discorso).

