SPILLI TRIBUTARI - Il TCF opzionale può essere il grimaldello contro la sfiducia verso l’Agenzia delle Entrate?
di Chiara Forino
Ci sono, a volte, ottimi motivi per partecipare in presenza ai convegni. Quello a mio avviso più sottovalutato è l’opportunità di uscire dalla propria “bolla”, dal rassicurante quotidiano dove tutti la pensano, più o meno, allo stesso modo.
Scontrarsi con posizioni diametralmente opposte, infatti, pur essendo psicologicamente destabilizzante ed emotivamente faticoso, è l’unico modo per diventare consapevoli delle criticità delle nostre credenze, delle fallacie dei nostri ragionamenti e delle aree di miglioramento nascoste al nostro campo visivo.
La mia bolla è fatta di realtà solide e mature, in cui tutti gli operatori sono consapevoli della complessità del sistema e degli strumenti necessari per affrontarne le sfide e le criticità. Lavorando in ambito fiscale, la mia quotidianità è fatta di interlocuzioni preventive, di confronto diretto e trasparente con la controparte pubblica e di negoziazioni sane e orientate a un risultato mutualmente soddisfacente, in un clima di generale fiducia e nel rispetto, ça va sans dire, delle normative.
Al convegno di Blast di Bologna ho avuto la possibilità di entrare in contatto con realtà altrettanto complesse, ma molto più sfaccettate, dove, a fare da sfondo non è la nuova cultura basata su fiducia, trasparenza e interlocuzione promossa dal legislatore e dall’Agenzia delle entrate che ha, come manifesto, il Regime di Adempimento Collaborativo, ma uno storico doloroso, fatto di reciproca diffidenza, se non di aperta ostilità. Qualcuno ha usato addirittura il termine “guerra”!
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