Spilli tributari - Il sogno proibito dell’armatore: fare il sostituto d’imposta!
di Marco Cramarossa
C’è chi sogna un panfilo attraccato a Portofino, chi una barca a vela in rada a Caprera, e poi c’è chi … sogna di diventare sostituto d’imposta. Non è uno scherzo, né un cortocircuito narrativo: è quanto emerge dalla risposta 10/2025 dell’Agenzia delle Entrate, nel cui ambito un armatore in carne e ossa – quindi persona fisica, sia chiaro, e non imprenditore – chiede, con candida solennità, di potere versare le ritenute Irpef per conto del proprio nutrito equipaggio. Come a dire: “Non voglio godermi la barca, preferisco fare il sostituto d’imposta.” Applausi.
Nel mondo reale, quello dove milioni di contribuenti obbligati si svegliano la notte per paura di un F24 dimenticato, questa richiesta suona più o meno come quella di un marziano che chiede di pagare le tasse italiane per sentirsi integrato. L’armatore, per capirci, non è tenuto dalla legge a trattenere e versare le imposte sul reddito dei dipendenti, non essendo imprenditore né professionista. Ma lui non ci sta. Si guarda allo specchio, stringe i pugni e dice: “Io voglio essere un sostituto d’imposta!”. E lo fa scrivendo all’Amministrazione finanziaria.
Non ci è dato sapere se questa vocazione sia maturata dopo una navigazione solitaria o leggendo un compendio di diritto tributario sotto l’ombrellone, ma la determinazione è davvero ammirevole (senza ironia). L’istanza si fonda su un’interpretazione quasi poetica dell’articolo 23 del Dpr 600/1973: secondo il nostro eroe, la norma non vieta che altri soggetti, seppure non obbligati, possano comunque “volontariamente” operare come sostituti. Un po’ come dire: “La legge non mi impone di pulire i tombini del quartiere, ma io lo faccio lo stesso, per senso civico”.
Il paradosso è che, mentre eserciti di piccoli imprenditori, condomìni, artigiani e professionisti invocano semplificazioni e ogni forma di liberazione fiscale immaginabile, c’è chi quasi mendica l’onore di gestire le ritenute altrui. Il tutto, si badi, con argomentazioni “aziendali”: l’armatore evidenzia che il suo equipaggio è composto da oltre dieci professionisti altamente qualificati, con una struttura “paragonabile a una piccola impresa”.
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