SPILLI EREDITARI - Eredità vacante: quando i beni restano orfani e lo Stato diventa erede
di Piero Sanna Randaccio
Quando si parla di eredità e successione, tutti pensano subito a figli che discutono per la casa al mare o al coniuge che reclama il quadro della nonna. Ma non sempre va così!!
Esiste un caso curioso – e più frequente di quanto si creda – in cui nessuno vuole o può ereditare: è l’eredità vacante, che differisce dall’eredità giacente.
Nel linguaggio comune i due termini si confondono, ma giuridicamente sono due facce diverse:
- eredità giacente: si apre quando nessuno ha ancora accettato e il tribunale nomina un curatore per la gestione provvisoria del patrimonio; 
- eredità vacante: si verifica quando non ci sono successibili o quando tutti i chiamati rinunciano e a quel punto il patrimonio resta davvero “orfano” e lo Stato diventa l’ultimo erede in lista. 
E non pensate che lo Stato faccia salti di gioia, giacché non può nemmeno rinunciare! È un erede forzato, messo lì dal Codice Civile a chiudere la partita.
Ma un’eredità non diventa vacante dall’oggi al domani e le tappe del viaggio verso la vacanza ereditaria sono tante.
- All’apertura della successione, con la morte del de cuius, si aprono i giochi e i chiamati devono decidere se accettare o rinunciare. 
- In caso di mancanza o rinuncia, laddove tutti dicono “no grazie” (magari perché i debiti superano i beni) o non ci sono parenti entro il sesto grado, l’eredità resta senza titolari. 
- Allora il tribunale nomina un curatore, una sorta di “badante giuridico” che amministra i beni, paga i debiti e tiene tutto in ordine, perché l’eredità giacente ha vita propria, tanto che IMU, TARI, bollette e imposte non spariscono e restano a carico dell’asse ereditario; se pensavi che il Fisco si commuovesse davanti a un funerale… ti sbagliavi di rito. 
- Infine la devoluzione allo Stato, proprio perché se nessuno si fa avanti, i beni passano allo Stato; e qui non si torna indietro, eventuali parenti ritardatari restano a mani vuote. 
Ma prima che i beni scivolino dritti nelle mani dello Stato, il chiamato all’eredità ha qualche carta da giocare. Però non può tirarla troppo per le lunghe, i termini sono precisi e il Codice Civile non ha molta pazienza.
Entro 12 mesi dalla morte del de cuius, va presentata la dichiarazione di successione all’Agenzia delle Entrate. Non è un optional e si corre il rischio di finire sotto la lente del Fisco, che non perdona neppure i defunti.
Se vuoi davvero diventare erede, devi dirlo chiaramente davanti a notaio o cancelliere o dimostrarlo coi fatti (ad esempio, vendendo un immobile ereditato). Ma attenzione, perché basta una mossa sbagliata e ti ritrovi “incastrato” come erede puro e semplice, debiti compresi.
Pertanto, se sospetti che l’eredità nasconda più scheletri che gioielli, questa è la tua ancora di salvezza. L’inventario va fatto entro 3 mesi se sei già nel possesso dei beni, o entro 10 anni se non lo sei (ma poi hai comunque 3 mesi dall’accettazione), insomma una corsa contro il tempo e se dimentichi i termini, diventi automaticamente erede illimitato.
Ancora non ti fidi? Pensi che l’eredità sia un pacco pieno di debiti? Allora puoi rinunciare davanti a notaio o in tribunale. Quantomeno salvi il patrimonio personale, ma ahimè lasci campo libero alla vacanza ereditaria… e allo Stato, che non dice mai di no.
Lasciare un’eredità senza padrone non è mai una buona idea. Può accadere che gli immobili si degradino, le società siano paralizzate, i conti congelati, creditori inferociti e, come se non bastasse, il fisco è sempre in agguato e le imposte maturano lo stesso. Nessuno paga? Arrivano sanzioni e interessi che rosicchiano il patrimonio.
Ma ci sono delle reti di sicurezza? Si, sostituzione, rappresentazione e accrescimento. Infatti, per evitare che i beni restino senza padrone, il Codice ha previsto diversi meccanismi di “auto-soccorso”:
- con la sostituzione ordinaria il testatore indica un erede di riserva (“a Tizio e, se manca, a Caio”), mentre con la sostituzione fedecommissaria, per minori o incapaci, con autorizzazione del giudice i beni passano all’erede successivo. 
- attraverso la rappresentazione, se l’erede premuore o rinuncia, subentrano i discendenti; i nipoti ringraziano e fanno festa!!; 
- infine l’accrescimento e se uno rinuncia, la sua quota si “gonfia” a favore degli altri chiamati congiuntamente. 
Questi strumenti funzionano come reti di sicurezza, mantengono viva la volontà del de cuius e riducono il rischio che l’eredità finisca vacante.
La conclusione è il mantra che ci guida nell’affrontare questa spinosa tematica: pianificare per non regalare allo Stato!!
L’eredità vacante ci insegna che anche il non decidere è una scelta… e spesso la peggiore, i beni restano senza guida, i creditori aspettano, il Fisco non molla, e alla fine lo Stato diventa erede per forza. La soluzione? Pianificazione successoria con un testamento ben fatto, strumenti sostitutivi o una gestione consapevole, perché, alla fine, non c’è regalo peggiore ai nostri cari che lasciargli in eredità… una causa civile!!


