Con molta probabilità, ogni disciplina include una parte “speciale”. Possiamo infatti ritrovare la parola nel diritto in riferimento, ad esempio, ad un regime “speciale”; oppure parlando di legge “speciale”, in contrapposizione ad una legge generale; ma “speciale” può anche essere un oggetto, usato per scopi particolari e ben definiti.
E ancora, in seno alla linguistica, nel riferirsi a “lingue per scopi speciali”, si intende indicare i diversi tipi di lessico “speciale” utilizzati in determinati settori – ossia quelli prettamente tecnici – ma anche in riferimento al linguaggio politico, televisivo, giornalistico e via dicendo.
L’etimologia della parola deriva dal latino specialis, derivato di species, “specie”.
Il suo significato riguarda ciò che è di genere particolare, non comune, fuori dall’ordinario.
L’aggettivo “speciale”, quindi, potrebbe essere riferito anche alla persona; magari la stessa che, proprio con la sua peculiarità, riesce a dare un senso più ampio ai vari aspetti dell’esistenza.
Mentre la frase “La bellezza salverà il mondo” prende vita dalla penna dello scrittore russo Fëdor Michajlovič Dostoevskij, attraverso uno dei suoi più interessanti personaggi – il Principe Myškin, nel romanzo “L’idiota” del 1868 – ecco che proprio lo stesso Myškin, malato di epilessia e definito “idiota” a causa del suo comportamento originale, diventa il mezzo ideale di comunicazione, scelto non casualmente dall’Autore, in quanto portatore della medesima malattia.
Dostoevskij – fonte di ispirazione anche per Freud in alcuni suoi studi sulla psicanalisi- usa la propria “speciale” anomalia come punto di forza e qualità esperienziale a cui attingere per creare le personalità e i dialoghi dei suoi personaggi, conferendo in loro una rara intensità, difficilmente raggiungibile da altri autori.
L’efficacia persuasiva della frase del suo romanzo, usata molto spesso anche ai giorni nostri, si riallaccia ad un concetto di bellezza, ovviamente “speciale”, maturata interiormente e che rappresenterebbe l’essenza dell’individuo. “Specialità”, dunque, prettamente umana in cui incanalare la capacità ed il potere di “salvare il mondo”. Una metafora universale, da cui partire, per costruire al meglio il proprio mondo e attraverso cui evolvere insieme nel mondo esterno.
In questo senso, dalla musica alla pittura, da Beethoven a Ray Charles o da van Gogh a Ligabue; grandi persone “speciali” contribuiscono ancora oggi a regalare bellezza e – detto senza retorica – a rendere migliore il mondo in cui viviamo. Il percorso esistenziale di questi personaggi, spesso tormentato e non privo di ostacoli, rappresenterebbe comunque la loro “speciale” risorsa.
Un esempio ne è la pittrice messicana Frida Kahlo che nonostante la disabilità e le grandi sofferenze patite durante tutto l’arco della sua vita, continua tuttora ad incarnare un simbolo, non solo per quanto riguarda l’arte, ma anche per ciò che si lega alla figura femminile di quel tempo.
Attualmente, temi come disabilità ed inclusione vengono trattati certamente con frequenza maggiore che in passato. Per logica, visto l’apparente aumento di sensibilità in tal senso, ci si aspetterebbe anche un miglioramento dei servizi di supporto per quanto riguarda la cura della persona e la formazione scolastica. Sembra chiaro invece che, già nelle scuole, tutto questo risulti insufficiente. Realtà in cui si evidenzia la carenza degli insegnanti di sostegno per i bambini con bisogni “speciali”, sarebbero all’ordine del giorno. Evidentemente, le attuali politiche, portate avanti dai diversi governi di questi ultimi anni, non offrirebbero le soluzioni necessarie per arginare adeguatamente le complicate difficoltà che questi bambini e i loro familiari devono affrontare quotidianamente.
In questi delicati ambiti, spesso le famiglie vengono lasciate sole, mentre le critiche. mosse reciprocamente tra i diversi organismi interessati, si rivelano come un ulteriore indice di scarso coordinamento generale e, purtroppo, sicuramente non “speciale”.