“Segno” - LE PAROLE DI BLAST

di Cristina Marchesan

Su Blast, già in un precedente articolo intitolato “Linguaggio”, abbiamo sfiorato insieme la parola “segno” in relazione alla Lingua dei Segni Italiana (LIS) ed alla sua peculiare utilità tra le persone della comunità sorda segnante. In tale contesto è infatti piuttosto facile intuire come questo modo di comunicare, molto complesso ed allo stesso tempo ricco di sfumature, eserciti un ruolo determinante, proprio attraverso un’elevata precisione comunicativa, consentendo in tal modo di agevolare al meglio le relazioni interpersonali di chi se ne serve.

Ecco che questa lingua, prettamente “segnante”, diviene un veicolo fondamentale la cui portata si rivolge alla sfera personale ed emotiva dei membri della citata comunità, ma non solo. Negli ultimi anni, il giusto interesse rivolto alla LIS ha finalmente permesso di riconoscerne la pari dignità nell’attribuzione dell’appellativo di “lingua” poiché evidentemente in pieno possesso delle qualità che la rendono tale.

Ancora su Blast, con l’articolo “Corsivo” abbiamo ulteriormente esplorato come l’apparente semplicità del gesto grafico, attraverso il “segno” tracciato su un semplice foglio di carta, riveli l’unicità del carattere e della personalità, andando ad incidere non solamente sullo sviluppo cognitivo ma anche sul lato più creativo dell’individuo.

E restando in ambito creativo, lo scrittore britannico Bruce Chatwin, nell’indispensabile taccuino del viaggiatore, il suo moleskine, annota le tracce, i “segni” di quei frammenti di esistenza successivamente raccolti in pubblicazioni come “L’occhio assoluto” - un insieme di immagini ed estratti dei preziosi quaderni che sempre lo seguiranno come i più affezionali compagni di viaggio - e dove è proprio l’occhio dell’autore e la sua pronta capacità di percezione dei “segni” essenziali a far emergere il volto della realtà seppur nel passaggio effimero del momento.