La parola “risorsa” merita sicuramente particolare attenzione in quanto usata frequentemente in vari ambiti, tecnici e non. Il suo significato, inteso principalmente come “ogni cosa che può servire a fornire aiuto e sostegno in condizioni di necessità”, è infatti ricco di sfaccettature.
Il termine è appunto riscontrabile in contesti che vanno da quello fisico e materiale, a quello psicologico, ma anche al mondo spirituale.
Definire difatti qualcuno “un individuo pieno di risorse”, può essere recepito sia come un concetto inerente alla sfera privata dei beni materiali, cioè riguardante i propri mezzi economici e finanziari, ma altresì può riferirsi alle intime riserve o potenzialità personali, come, ad esempio, la capacità di reazione ai fatti della vita o la determinazione e forza di volontà nell’affrontare ogni percorso esistenziale. Tutto questo va ovviamente ad abbracciare il lato psicologico dell’individuo, ma anche quello che può essere definito più profondamente “spirituale”.
Parlando ancora di “risorse” intellettuali, di memoria, ma anche dell’ingegno, il passaggio di alcune di queste terminologie anche in ambito tecnologico è ormai fatto assodato. Sicuramente diviene spontaneo ricollegarsi al campo dell’elettronica e, più in generale, a tutti i componenti parte di un sistema di elaborazione dati. Sempre in ambito informatico, si usano anche espressioni quali, “risorsa di stampa”, alludendo proprio alla stampante.
Proseguendo nell’analisi etimologica del termine, va precisato che la parola “risorsa”, attraverso il francese “ressource”, deriva dal latino “resurgere”, risorgere. Probabilmente, proprio l’uso originario del termine, in riferimento alle molteplici e indispensabili “risorse naturali” della terra (alimentari, energetiche, idriche, minerarie), ne ha determinato un significato più ampio: di rinascita, di riscoperta. Basti pensare all’acqua che, dopo la pioggia, risorge dal sottosuolo, rinascendo così a nuova vita.
Anche nella mitologia, il concetto di risorgere fa riferimento alle divinità poste a guardia delle preziose “risorse terrene”, ricchezze custodite gelosamente, ed alla loro riscoperta.
Infatti, in ambito scientifico, la geologia ma anche la geografia, danno ampio spazio allo studio delle “risorse naturali” (rinnovabili e non rinnovabili) sia attraverso la loro ricerca che il loro sfruttamento.
Certamente quantificare le “risorse”, disponibili o necessarie ad un fine di tipo materiale, risulta molto più semplice che valutare correttamente quelle relative alla sfera sociologica, psicologica ed emotiva dell’individuo.
Ecco che si è da tempo creato anche un mercato di ricerca e gestione delle “risorse umane”, proprio con l’obiettivo di fare una corretta analisi di tutti gli aspetti, professionali e non, orientato alla ricerca del personale. Purtroppo, nonostante le finalità del proposito, in ambito aziendale (ma non solo), si sta delineando una progressiva spersonalizzazione di ciò che dovrebbe rappresentare la “risorsa umana”, deprivando il concetto, proprio del suo significato più profondo.
In tal senso, stiamo assistendo ad un moltiplicarsi di figure quali il “tagliatore di teste” che, per implicita deduzione, si occupa proprio del licenziamento di dipendenti o collaboratori, valutando questioni di carattere puramente economico e finanziario ma, ovviamente, senza addentrarsi nello specifico sulle conseguenze emotive e prettamente “umane” del caso.
Risulta evidente come tutto questo porti ad una conseguente inaffidabilità generale, causata dal senso di precarietà. Logico pensare che anche il lavoratore, allo stesso modo e in qualsiasi momento, possa decidere di cambiare azienda per offrirsi al miglior offerente senza particolari scrupoli etici o morali. Un mondo del lavoro, dove il vero spirito di collaborazione e di aggregazione viene spesso meno già dopo la prima stretta di mano.
Va da sé che tutto questo richiederebbe una più accurata riflessione.