Rimborsi spese: la confusione normativa conduce a fenomeni di doppia imposizione
di Giacomo Monti
L’assenza di coordinamento tra l’obiettivo della riforma fiscale di superare le criticità connesse alla tassazione del rimborso, ricevuto dal lavoratore autonomo, per spese sostenute in esecuzione del proprio incarico, e l’intento della “legge di bilancio 2025” di ridurre il rischio di evasione fiscale in alcuni particolari settori (trasporti non di linea, alberghi e ristoranti), aveva fatto emergere, da inizio 2025, seri problemi operativi oltre che interpretativi.
Alla modifica introdotta dal Dlgs 192/2024 - che a fronte della non rilevanza fiscale dei suddetti rimborsi, ha previsto l’integrale indeducibilità delle spese sostenute, oggetto del riaddebito - ha fatto seguito quella prevista dalla legge 207/2024 - che vincolava, invece, la deducibilità dei rimborsi legati a spese di trasferta, alla tracciabilità del pagamento.
Chi scrive, aveva già evidenziato su Blast, il fatto che questo mancato coordinamento normativo rendeva difficile da comprendere come trattare fiscalmente i costi rimborsati per vitto, alberghi, ristoranti e trasporti non di linea. Peraltro, la parte di spesa non oggetto di riaddebito, rimaneva pienamente deducibile, indipendentemente dal mezzo di pagamento utilizzato; aspetto assolutamente ingiustificato rispetto all’intento del legislatore di ridurre il rischio di evasione fiscale.
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