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Economia

Quella maledetta voglia di dire basta (che può portare a una “rinascita professionale”)

di Mario Alberto Catarozzo

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Blast
nov 24, 2025
∙ A pagamento

C’è un momento, nella vita di ogni professionista, in cui la sveglia del mattino suona e ci chiediamo se abbiamo ancora voglia e se ne vale la pena dopo tanti anni…

È quella fase in cui aprire lo studio al mattino risulta un peso, in cui ogni email è un fastidio e ogni scadenza un’incombenza fastidiosa. Per molti commercialisti, consulenti del lavoro e avvocati italiani, quel momento è diventato quotidianità e, ultimamente, la tentazione di gettare la spugna non è mai stata così forte.

Nel 2024, gli iscritti alla Cassa Forense sono calati dell’1,6 per cento, con oltre 2.140 avvocate che hanno lasciato la professione. I commercialisti registrano un calo dello 0,4 per cento degli iscritti, mentre studi internazionali rivelano che oltre il 60 per cento degli avvocati sperimenta sintomi di stress elevato e più di un terzo soffre di burnout conclamato. Ma cosa sta succedendo davvero dietro le porte degli studi professionali? La risposta è semplice nella sua durezza: un sistema che ha trasformato professioni intellettuali di prestigio in macchine tritacarne di adempimenti, dove la competenza conta meno della velocità di esecuzione.

La tempesta (professionale) perfetta

Immaginate di essere un commercialista. Ogni mattina vi svegliate sapendo che tra voi e il tramonto ci sono decine di scadenze fiscali da rispettare, normative che cambiano con la velocità della luce (e spesso con effetto retroattivo), clienti sempre più esigenti e informati a metà da Google, e la spada di Damocle della responsabilità solidale che pende sul vostro capo. Aggiungete tariffe professionali che non crescono da anni, mentre l’inflazione erode il potere d’acquisto di ogni parcella.

Per gli avvocati, il quadro non è più roseo. Il reddito medio si attesta sui 47.678 euro annui, ma questo valore nasconde disparità abissali: gli under 30 guadagnano meno di 1.400 euro al mese, le donne del Sud appena 19.331 euro l’anno. E parliamo di professioni che richiedono anni di studio, sacrifici economici durante il praticantato, aggiornamento continuo e una responsabilità che può tradursi in conseguenze penali.

Il risultato? Professionisti quarantenni che si guardano allo specchio e si chiedono se ne valga ancora la pena. Che fantasticano di mollare tutto per aprire un bed & breakfast in Toscana o, più realisticamente, per trovare un impiego dipendente con orari certi e ferie garantite.

Quando “dire basta” sembra l’unica via d’uscita

La voglia di abbandonare non è capriccio o debolezza, è la conseguenza naturale di un sistema che ha perso di vista l’essenza di queste professioni. Commercialisti, consulenti del lavoro e avvocati sono nati per essere consulenti strategici, pensatori del diritto e dell’economia, figure che accompagnano imprese e cittadini nelle scelte cruciali della vita. Invece, sono diventati burocrati sotto pressione, costretti a passare il 70 per cento del tempo a compilare moduli, rincorrere scadenze e decifrare circolari ministeriali scritte in aramaico fiscale.

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