Quando l’AI entra in Parlamento: rivoluzione o teatrino digitale?
di Lorenzo Romano
Il 9 luglio 2025 passerà alla storia come il giorno in cui l’intelligenza artificiale ha varcato la soglia del Palazzo. Non è una scena da film distopico, ma il debutto ufficiale di tre prototipi di AI progettati per assistere i deputati italiani. I loro nomi? Norma, MSE e Depuchat. Sembra il cast di una sitcom futuristica, ma sono gli strumenti attraverso cui Montecitorio vuole trasformare il modo in cui viene fatta politica. O almeno, così ci raccontano.
Norma è un chatbot specializzato nell’analisi della produzione legislativa. Nato dal progetto “Legislab”, sviluppato dal Politecnico di Milano e l’Istituto Einaudi, questo strumento promette di fare in pochi secondi ciò che oggi richiede ore (o giorni) di lavoro: incrociare dati, generare grafici e sintetizzare l’attività parlamentare.
Tradotto: addio alle ricerche infinite nei meandri del sito della Camera. Addetti ai lavori, giornalisti, e persino cittadini potranno chiedere a Norma quante leggi sono state approvate, quanto ci è voluto, e con quali modifiche. Certo, i dati sono pubblici da sempre… ma chi ha il tempo per cacce al tesoro digitali?
MSE, ovvero Macchina Scrittura Emendamenti, è il sogno di ogni deputato che si ritrova a scrivere modifiche all’ultimo minuto sul testo di legge del giorno. Un sistema che – dicono – riconosce la sintassi legislativa e trasforma le annotazioni in vere proposte emendative. Il progetto nasce da Alma Human AI (Università di Bologna + altre) e include anche un chatbot che offre analisi, spiegazioni e suggerimenti… tutto da documenti ufficiali.
Il rischio? Deputati pigri che delegano all'AI il pensiero politico, limitandosi a schiacciare invio. E qualcuno già sussurra: “se non sono capaci di scrivere un emendamento, forse non dovrebbero scrivere le leggi”.
Il più controverso è Depuchat. Niente gossip o scandali: il chatbot risponde solo con dati “ufficiali” della Camera. Quante leggi ha proposto un deputato? Presenze, interventi, temi trattati. Tutto già disponibile, ma ora a portata di click.
L’obiettivo dichiarato è rafforzare il rapporto tra cittadini e istituzioni. Il sospetto, invece, è che si voglia offrire una versione patinata dell’attività parlamentare, filtrata e depurata da ogni potenziale zona d’ombra.
Secondo Anna Ascani, vicepresidente della Camera, questa è una rivoluzione umana-centrica, un “salto quantico” per preservare la democrazia. Luciano Floridi, filosofo e docente a Yale, punta sul ruolo dell’Italia come leader europeo nella regolamentazione dell’AI. Insomma: non solo pionieri, ma anche garanti di un’intelligenza open source, trasparente e controllata.
Ma tra ottimismo istituzionale e cautela accademica, resta la domanda: questa AI sarà uno strumento al servizio della democrazia… o una copertura digitale per le storture di sempre?