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Fisco

Quando il trust incontra il Terzo Settore: regole civilistiche e impatto tributario

di Pamela Rinci

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set 26, 2025
∙ A pagamento
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L’introduzione del Codice del Terzo settore (Dlgs. 117/2017, d’ora in avanti CTS) ha progressivamente ridefinito il perimetro giuridico e fiscale degli enti senza scopo di lucro, riconoscendo agli Enti del Terzo settore (ETS) un regime differenziato rispetto alle associazioni e fondazioni “tradizionali”. Parallelamente, la prassi applicativa del trust – istituto di matrice anglosassone riconosciuto in Italia grazie alla ratifica della Convenzione dell’Aja del 1° luglio 1985 (L. 364/1989) – si è consolidata anche come strumento di destinazione patrimoniale a finalità solidaristiche o filantropiche. La domanda che si pone è allora duplice: un ETS può essere beneficiario di un trust? E, in tal caso, come si qualificano fiscalmente le attribuzioni provenienti da un trust non commerciale?

1. L’ammissibilità civilistica dell’ETS come beneficiario

Nulla, nell’ordinamento, impedisce che un ETS sia designato come beneficiario di un trust. L’atto istitutivo può prevedere a favore dell’ente trasferimenti di beni, redditi periodici o liberalità condizionate, purché coerenti con le finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale indicate dall’articolo 5 CTS e vincolate ex articolo 8 CTS. La giurisprudenza di legittimità ha più volte riconosciuto la compatibilità del trust con il nostro sistema, anche con riferimento a trust di scopo o con beneficiari enti no profit (Cass. civ., sez. I, 20 ottobre 2016, n. 21614; Cass. civ., sez. I, 19 gennaio 2018, n. 975).

Il trust diviene così un veicolo idoneo a garantire stabilità nella gestione di patrimoni destinati a finalità etiche, separando il fondo in trust dalle vicende personali del disponente e rendendolo impermeabile a pretese creditorie esterne.

2. La qualificazione fiscale del trust non commerciale

Dal punto di vista tributario, il TUIR (D.P.R. 917/1986) riconosce il trust quale soggetto passivo IRES all’articolo 73, distinguendo tra trust “commerciali” e “non commerciali” a seconda della natura prevalente dell’attività.

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