Qualità della vita e networking fisico: ecco cosa cercano i nomadi digitali nelle città di destinazione
di Pierpaolo Molinengo
Palermo e la Toscana sono rispettivamente al primo e al secondo posto tra le mete preferite dai nomadi digitali. Allargando un po’ di più la classifica, però, scopriamo che sono solo al 22° e al 24° posto a livello mondiale: per il secondo anno consecutivo a mantenere stretta la prima posizione è Dubai. A stilare la classifica delle migliori destinazioni per chi ha intenzione di lavorare da remoto ci ha pensato il report Executive Nomad Index di Savills, che ha elaborato la classifica delle migliori destinazioni per i nomadi digitali.
A caratterizzare trasversalmente le destinazioni, che sono state incluse nella classifica, è il clima favorevole tutto l’anno, un’elevata qualità della vita ed un mercato immobiliare residenziale ben sviluppato. Al secondo posto della classifica troviamo Abu Dhabi, seguita a ruota da Malaga (3°), Miami (4°), Lisbona (5°), Barcellona (6°) e Palma (7°). La prima città italiana che troviamo è Palermo, al ventiduesimo posto.
Quanti sono oggi i nomadi digitali
Secondo una ricerca effettuata da Blue Pillow, i nomadi digitali, nel mondo, sarebbero almeno 35 milioni di persone. Volendo dare una loro definizione, si tratta dei professionisti che possono lavorare ovunque, purché ci sia una valida connessione Internet. Anche se poi devono fare i conti con il quadro normativo del Paese nel quale decidono di risiedere: dalla compliance amministrativa, fiscale e previdenziale alla previdenza e alla fiscalità.
Ma quali sono i Paesi che offrono una maggiore attrazione per i nomadi digitali? Oltre alle città che abbiamo visto nella classifica, troviamo le isole Canarie, Bali e l’Argentina. Generalmente questi professionisti sono alla ricerca, oltre dell’ottima connessione Internet, di un buon rapporto qualità vita-costi, di sicurezza e di buone politiche per ospitarli.
Molti Paesi europei, tra l’altro, rilasciano visti che permettono ai nomadi digitali di soggiornare in loco per un periodo che oscilla dai sei mesi ad un anno. Molte altre nazioni, invece, intensificano i loro sforzi per attrarre questi professionisti. Solo per fare un esempio, Malta, la Grecia, la Spagna e le isole Canarie prorogano il visto per due anni permettendo di usufruire di aliquote fiscali agevolate. Le isole Cayman offrono un Global Citizen Concierge Programme che garantisce la possibilità di frequentare le scuole internazionali. A Dubai è possibile ottenere un visto di lavoro virtuale.
“Il tipico nomade digitale è spesso rappresentato dal giovane viaggiatore con lo zaino in spalla; tuttavia, gli executive nomad tendono a essere più maturi e a viaggiare più spesso con la famiglia al seguito - spiega Kelcie Sellers, associate director di Savills World Research -. Ciò porta a dare maggiore importanza agli aspetti legati alla qualità della vita che queste destinazioni internazionali possono offrire, come la sicurezza e l'accesso alle strutture sanitarie o alle scuole”.
Cosa attrae di più
Diversi sono i motivi che attraggono i nomadi digitali verso una determinata location. Le due città che sono in cima alla classifica - Dubai e Abu Dhabi - hanno varie caratteristiche che le fanno apprezzare: Dubai ha un netto vantaggio, che è rappresentato dai collegamenti aerei molto efficienti. Il principale aeroporto è il più trafficato al mondo per numero di passeggeri internazionali, mentre il secondo della città dovrebbe diventare il più grande al mondo per dimensione.
I nomadi digitali danno molta importanza agli aspetti legati alla qualità della vita che le varie destinazioni internazionali possono offrire, come la sicurezza e l'accesso alle strutture sanitarie o alle scuole. Per queste persone, sia il networking in presenza che la connettività digitale sono importanti e devono essere tenuti in considerazione.
Sellers spiega che “gli executive nomad sono più propensi ad affittare una casa e danno importanza allo spazio extra e alla vicinanza ai servizi. Gli affitti prime sono aumentati in media del 5 per cento nell'ultimo anno nelle 25 località monitorate, con alcuni mercati urbani che hanno registrato aumenti superiori al 15 per cento.”