La finanza sostenibile, per anni in ascesa, si trova oggi ad affrontare un punto di svolta. Le ambiziose alleanze climatiche che un tempo univano gestori patrimoniali e banche in un fronte comune contro i cambiamenti climatici stanno perdendo membri e slancio. Questo "ritiro ESG" non è un fenomeno isolato, limitato al settore finanziario, ma una tendenza più ampia che si riflette anche in industrie chiave dell'economia reale come l'automotive e l'aviazione, spinte da una combinazione di pressioni politiche e complessità economiche.
La Net Zero Alliance e il ruolo di Blackrock
Fino a pochi anni fa, la sostenibilità era considerata un aspetto secondario rispetto alla massimizzazione del profitto. Tuttavia, la consapevolezza che i rischi climatici e sociali potessero avere un impatto diretto sui rendimenti ha spinto gli investitori istituzionali a integrare i fattori ESG (Ambientali, Sociali e di Governance) nelle loro strategie. In questo contesto, figure come Larry Fink, CEO di BlackRock, la più grande società di gestione patrimoniale al mondo, sono emerse come paladine del cambiamento.
Nel gennaio 2020, la lettera annuale di Fink agli amministratori delegati ha segnato un punto di svolta. Sottolineando che "il rischio climatico è un rischio di investimento", BlackRock ha promesso di porre la sostenibilità al centro della sua strategia, annunciando l'uscita da investimenti ad alto rischio legati al carbone termico. Questo segnale ha legittimato l'ESG agli occhi di Wall Street e del mondo intero, catalizzando una crescita senza precedenti nei fondi d'investimento sostenibili. La leadership di BlackRock si è concretizzata nel marzo 2021 con l'adesione alla Net Zero Asset Managers Initiative (NZAM), un'alleanza internazionale di gestori patrimoniali impegnati a supportare l'obiettivo di raggiungere zero emissioni nette di gas serra entro il 2050.
Il "ritiro ESG": dall'industria finanziaria all'economia reale
Nonostante l'iniziale spinta propulsiva, il panorama politico statunitense ha iniziato a mutare. Negli ultimi anni, i fondi pensione e i tesorieri statali controllati dai repubblicani hanno mosso un'offensiva contro gli investimenti ESG, etichettandoli come una "agenda woke" e di "sinistra" e accusando i gestori patrimoniali di violare le leggi antitrust.
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