Programmatore o regista? Il dilemma del commercialista nell'era dell'Intelligenza Artificiale
di Federico Loffredo
Nel mondo professionale di oggi, il commercialista si trova di fronte a una scelta cruciale: diventare un programmatore di intelligenza artificiale o trasformarsi in un regista che orchestra soluzioni già esistenti? Non si tratta solo di una questione tecnica, ma di una vera e propria filosofia professionale che definirà il futuro dello studio.
Due strade per un unico futuro
L’avvento dell’intelligenza artificiale ha creato una frattura interessante nella professione del commercialista tecnologico. Da una parte abbiamo gli “smanettoni” che si tuffano nel codice Python, creano algoritmi personalizzati e sviluppano soluzioni AI su misura. Dall’altra, i “direttori d’orchestra” che preferiscono combinare, configurare e dirigere strumenti AI esistenti per ottenere risultati straordinari senza scrivere una singola riga di codice.
Entrambi gli approcci hanno i loro meriti, ma rappresentano filosofie professionali completamente diverse. Il programmatore cerca il controllo totale, il regista punta all’efficienza massima.
Il commercialista programmatore: l’artigiano del codice
Il commercialista programmatore è quello che non si accontenta delle soluzioni preconfezionate. Vuole capire come funziona ogni singolo algoritmo, creare modelli di machine learning personalizzati per l’analisi dei bilanci, e sviluppare chatbot fiscali che parlano il linguaggio specifico del suo studio.
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