Blast - Quotidiano di diritto economia fisco e tecnologia

Blast - Quotidiano di diritto economia fisco e tecnologia

Economia

Produttivi ma a pezzi: il paradosso del lavoro da remoto

di Natalia Piemontese

Avatar di Blast
Blast
set 09, 2025
∙ A pagamento
1
Condividi

Libertà di essere autonomi, libertà di avere più tempo per sé, libertà di non uscire di casa. Lo smartworking sembrava un sogno diventato realtà: ma perché allora questi lavoratori così liberi sono infelici? La fotografia scattata dal nuovo studio Gallup 2025, “The Remote Work Paradox: Higher Engagement, Lower Wellbeing” è triste e tutt’altro che idilliaca.

Sì, i remote worker lavorano meglio. Ma spesso non vivono meglio. E se un terzo di loro cerca attivamente un altro lavoro, allora il problema non è la produttività: è il benessere a vacillare.

I numeri parlano chiaro: chi lavora da casa è in media più coinvolto, più motivato, più “ingaggiato” rispetto ai colleghi in ufficio. Circa un 31 per cento di engagement, il livello più alto tra tutti i modelli organizzativi. Ma c’è un rovescio della medaglia: solo il 36 per cento di questi lavoratori dice di sentirsi davvero bene, di “fiorire” nella propria vita. Più produttivi, sì. Ma anche più stressati, più soli, più esposti a burnout e insoddisfazione, più affaticati emotivamente.

Il falso mito della libertà totale

Il dato sembra quasi una contraddizione. Se ho più autonomia, più controllo sul mio tempo, dovrei essere più felice, no? Solo in parte. La realtà è che la libertà senza connessione è solo un altro modo per dire “isolamento”.

Continua a leggere con una prova gratuita di 7 giorni

Iscriviti a Blast - Quotidiano di diritto economia fisco e tecnologia per continuare a leggere questo post e ottenere 7 giorni di accesso gratuito agli archivi completi dei post.

Già abbonato a pagamento? Accedi
© 2025 Maggioli
Privacy ∙ Condizioni ∙ Notifica di raccolta
Inizia a scrivere.Scarica l'app
Substack è la casa della grande cultura