Pillola rossa o pillola blu? Il bivio della professione del commercialista
di Gabriele Silva
“È la tua ultima occasione. Se rinunci non ne avrai altre. Pillola blu, fine della storia: domani ti sveglierai in camera tua e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa, resti nel Paese delle Meraviglie, e vedrai quanto è profonda la tana del Bianconiglio”.
Chi ha visto Matrix ricorda bene la scelta che viene posta a Neo. Una scelta che oggi riguarda, più di quanto sembri, anche, in particolare, i commercialisti. Restare nella comoda finzione di una professione che credevamo immutabile, o affrontare la realtà di un mondo che è già cambiato?
Il grande rifiuto
Viviamo un momento storico in cui la professione del commercialista è messa alla prova da una trasformazione silenziosa ma radicale. Eppure, buona parte della categoria sembra preferire la pillola blu. Continuiamo a comportarci come se nulla fosse cambiato: stessi modelli, stessi schemi, stesso approccio. Ignoriamo il fatto che la tecnologia non è alle porte: è già dentro i nostri studi professionali.
L’intelligenza artificiale, l’automazione, i software in cloud stanno rivoluzionando il modo di gestire la contabilità. Operazioni che fino a qualche anno fa richiedevano ore, oggi si completano in pochi minuti. La fatturazione elettronica ha già tolto il velo a questa illusione: il tempo in cui il valore percepito coincideva con il tempo impiegato sta finendo.
Eppure, la risposta prevalente è una: resistere. Fare muro. Fingere che questa trasformazione sia solo un fastidio passeggero. Come se bastasse alzare le tariffe o cambiare gestionale per tornare al “prima”.
La contabilità e i dichiarativi come porta d’ingresso
Non si sta dicendo che la contabilità e gli amati e odiati dichiarativi scompariranno. Ma il loro peso identitario nella nostra professione non potrà più essere centrale. Potranno – e dovranno – diventare la porta d’ingresso per il nostro studio, non il cuore dell’offerta. Il problema non è la tecnologia: il problema è pensare che il nostro valore si esaurisca nel calcolo delle imposte.
Noi commercialisti viviamo a contatto quotidiano con le imprese, con gli imprenditori, con le loro ansie e con le loro sfide. Abbiamo visto successi e insuccessi. Sappiamo leggere i numeri e interpretarli. Conosciamo il contesto normativo, fiscale e finanziario meglio di qualunque altro consulente. Ma troppo spesso limitiamo tutto questo potenziale a un elenco di scadenze e dichiarazioni.
E poi c’è la quotidianità, quella che conosciamo bene: giornate passate a rincorrere adempimenti, mail, scadenze, modelli da inviare entro poche ore. Telefonate a raffica, a volte senza nemmeno il tempo di ascoltare davvero. Il cliente chiede: “Quanto pago?” o “È una buona idea?” o ancora “Finanziamento o leasing?”. E noi rispondiamo in fretta, come fossimo un call center, senza che quel momento diventi mai una vera consulenza.
Ma non è questa la professione che vogliamo davvero esercitare.
Siamo pronti a diventare consulenti, davvero?
C’è una parola che la nostra categoria sembra pronunciare sempre meno: consulenza. La vera consulenza. Quella che guida l’imprenditore, che lo aiuta a pianificare, decidere, crescere. Non quella fatta a margine, nei cinque minuti finali di una telefonata.
Questo è il momento giusto per cambiare il nostro atteggiamento. Per proporci come partner strategici delle imprese. Per mettere a sistema le nostre competenze in business planning, analisi finanziaria, gestione del rischio, relazioni con le banche, passaggi generazionali ed incentivi.
La tecnologia ci libera tempo e noi dobbiamo usarlo per fare spazio al pensiero.
La scelta è collettiva
Ma questo cambiamento non può avvenire in modo isolato. Ha bisogno di una presa di coscienza collettiva. Di un salto culturale, prima ancora che operativo. Serve che gli ordini professionali, la formazione, le riviste di settore inizino a parlare il linguaggio del futuro, non quello dell’archivio.
Restare ancorati a ciò che conosciamo è rassicurante. Ma ha un costo: l’estinzione.
Prendere la pillola rossa
La pillola rossa è scomoda. Richiede di rimettere in discussione anni di abitudini e di best practices consolidate. Ma apre gli occhi su una realtà che – se affrontata – può restituirci un ruolo decisivo. Non saremo più meri esecutori ma potremo diventare consulenti del presente e del futuro.
La scelta è davanti a noi, ogni giorno.
Tu quale pillola vuoi prendere?