Le parole hanno certamente un preciso significato etimologico, ma ne hanno anche uno per le diverse accezioni dovute al contesto in cui si utilizzano.
Le parole del diritto, così come quelle di qualsivoglia professione o ambito, culturale e sociale, sono parole puntuali che conosciamo nella pratica comune, ma possono anche essere calate nell’ambito del contesto desiderato.
Seppur parole non tipicamente tecniche, ve ne sono moltissime implicitamente riferibili alle professioni e alla “vita economica”: ne è un esempio il sostantivo Perseveranza.
Perseverare deriva dal latino severus ossia severo e comprende vari significati e accezioni: “Persistere, mantenersi fermo e costante nei propositi, nelle azioni, nello svolgimento di un’attività. Perseverare nel bene, in un’impresa, nel lavoro, nello studio, nella lotta. Perseverare a studiare. Meno comune con connotazione negativa: perseverare nel male, nel vizio, nella disonestà”
In tale ultimo senso, si ricorderà di sicuro l’antico proverbio di uso comune: Errare è umano, perseverare è diabolico.
La perseveranza si ha però soprattutto quando ci si applica per portare a termine gli studi o un progetto in cui si crede, o, su un piano più alto, quando si lotta per una società più giusta.
Perseverare ha quindi, in questo caso, una accezione che può essere considerata una virtù. Si tratta di quel modo d’agire caratterizzato dalla persistenza nel tempo: vuoi la fedeltà a un’idea fino al suo adempimento, vuoi, più quotidianamente, l’assiduità a un compito e altro ancora. In pratica, una virtù che non cede alle difficoltà e regge nel tempo.
La perseveranza è senz’altro una delle cosiddette soft skills che il commercialista, l’imprenditore, l’avvocato, il consulente del lavoro, ma anche l’insegnante o l’artista, debbono utilizzare in “combinato disposto” con le proprie competenze tecniche, di cui ciascuna sfida necessita, e pertanto essa diviene una parola camaleontica tipizzata in base all’ambito cui si riferisce.
Attingendo ora dalla scrittura creativa, vediamo come il verbo perseverare può divenire un componimento “poetico”, ad esempio, tanto di contenuti fiscali quanto di contenuti ascrivibili a qualsiasi campo della vita umana, con l’uso dell’Acrostico.
Prima della sfida creativa, è bene specificare cos’è un acrostico. L’acrostico è un tipo di poesia in cui le iniziali dei singoli versi, lette nell’ordine, formano una parola o frase. Esso veniva molto utilizzato tra i greci dell’età ellenistica per poi approdare nella poesia latina cristiana, medievale, bizantina, in soggetti sacri e profani. Tra gli acrostici più noti vi è: Il persiano, in latino Persa di Plauto:
Profecto domino suos amores Toxilus
Emit atque curat, leno ut emittat manu;
Raptamque ut emeret de praedone virginem
Subornata suadet sui parasiti filia.
Atque ita intricatum ludit potans Dordalum.
con cui dal titolo, si diede vita alla poesia completa.
Gli acrostici sono inoltre utilizzati, oggi come in passato, nella Scuola Primaria per sviluppare la creatività dei più piccoli, sperimentando la conoscenza dell’alfabeto.
Pertanto, tutto ciò premesso, e sperimentando lo strumento poetico nella fiscalità e nell’insegnamento, vediamo due esempi di acrostico con le parole persevera e perseverare:
Praticare
Energica
Resilienza
Sapendo
Entusiasmarsi
Verso
Eclettiche
Ritualità
Applicative
***
Potendo
Educare
Ragazzi
Studiosi
E
Volenterosi
Eseguiamo
Rigorosamente
Attenta
Ricerca
Enciclopedica
In queste accezioni, che ciascuno potrebbe liberamente sperimentare attingendo dal proprio vissuto professionale e umano, e dando libero sfogo alla fantasia, alla immaginazione e alla creatività, possiamo trasfondere questi contenuti nella nostra vita quotidiana. A voi la sfida.