Quella mattina, davanti alla proposta contrattuale che avrebbe potuto cambiare il destino del suo studio, l’avvocato Marco sentiva il cuore martellare nel petto. La scadenza incombeva, il cliente premeva per una risposta immediata e la sua mente sembrava annebbiata, incapace di valutare chiaramente rischi e opportunità. Una situazione familiare per chiunque lavori tra clausole, bilanci e responsabilità che pesano come macigni.
Quando il cervello va in tilt: il sequestro dell’amigdala
Quello che stava vivendo Marco ha una spiegazione precisa nelle neuroscienze. Quando percepiamo una minaccia - che sia un predatore nella savana o una scadenza con conseguenze economiche importanti - il nostro cervello attiva un sistema di allarme ancestrale. La protagonista è l’amigdala, una piccola struttura a forma di mandorla nel sistema limbico, che funziona come una sentinella ipervigilante.
Nel momento in cui l’amigdala rileva il pericolo, scatena una cascata ormonale: cortisolo e adrenalina invadono il sistema, il cuore accelera, i muscoli si tendono. È la preparazione per l’antica risposta di “attacco o fuga”. Il problema è che questo meccanismo, perfetto per scappare da un leone, diventa controproducente quando dobbiamo analizzare una clausola contrattuale o valutare un investimento complesso. Il cortisolo, in particolare, ha un effetto paralizzante sulla corteccia prefrontale, quella zona dietro la fronte dove risiedono le nostre funzioni esecutive superiori: ragionamento logico, pianificazione, controllo degli impulsi, capacità di soppesare alternative. È come se il nostro “centro di comando razionale” venisse temporaneamente messo offline proprio quando ne abbiamo più bisogno.
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