Papa Leone XIV e l’intelligenza artificiale: “Il lavoro umano non venga sacrificato alla tecnologia”
di Clizia Cacciamani
Il pontificato di Papa Leone XIV si apre con un forte richiamo alla necessità di un'etica della tecnologia centrata sull’uomo. La sua visione, definita di “nuovo umanesimo digitale”, coniuga il rispetto della dignità umana, la giustizia sociale e la solidarietà universale con le sfide poste dall’adozione crescente dell’intelligenza artificiale. In un contesto di rapido sviluppo tecnologico e automazione, il Pontefice riafferma con decisione la necessità di promuovere un modello di progresso che serva il bene comune, e non sia strumento di esclusione, disuguaglianza o disumanizzazione.
Certamente l’esplicito riferimento a Papa Leone XIII e alla sua storica enciclica Rerum Novarum non è puramente simbolico. Come allora la Chiesa intervenne nel cuore della rivoluzione industriale per difendere il lavoro umano e i suoi diritti fondamentali, così oggi Papa Leone XIV auspica una nuova riflessione sociale — una sorta di Rerum Digitalium — che sappia affrontare la rivoluzione innescata dall’intelligenza artificiale. Egli ribadisce che il lavoro, fondamento dell’identità e della dignità della persona, non può essere subordinato all’efficienza degli algoritmi o al profitto automatizzato.
Le sue posizioni trovano eco in ambito giuridico nel Regolamento europeo sull’intelligenza artificiale (AI Act), che ha introdotto per la prima volta un impianto normativo unitario volto a disciplinare l’impiego dell’IA nell’Unione Europea. L’AI Act classifica i sistemi di IA secondo il livello di rischio e impone obblighi rigorosi per quelli “ad alto rischio”, tra cui rientrano espressamente le applicazioni in ambito lavorativo e nelle risorse umane (articolo 6 e Allegato III).
Tali previsioni, orientate a garantire trasparenza, supervisione umana e sicurezza, rispondono all’esigenza di evitare decisioni automatizzate arbitrarie o discriminatorie nei confronti dei lavoratori. È questo il punto in cui il magistero pontificio e il diritto positivo si incontrano: la tecnologia non è neutra, e chi la sviluppa e la impiega ha precise responsabilità etiche e giuridiche. Il Pontefice evidenzia i rischi connessi a un progresso non regolato: sorveglianza pervasiva, automazione senza limiti, bias algoritmici e sostituzione indiscriminata del lavoro umano.
Il documento vaticano Antiqua et Nova (2025), richiamato più volte dal nuovo Pontefice, insiste sulla necessità di garantire accountability, trasparenza e controllo umano significativo nei sistemi di IA. Gli sviluppatori, i legislatori e gli utenti sono chiamati a rispondere non solo legalmente, ma anche moralmente, delle conseguenze delle tecnologie che promuovono. L’algoritmo deve essere al servizio della persona, non il contrario.
In questo quadro, Papa Leone XIV riafferma che la centralità della persona e la sua vocazione sociale e spirituale devono guidare ogni scelta tecnologica. Una IA che ignori il bene comune, che amplifichi le disuguaglianze o che riduca la persona a dato o profilo, viola non solo il diritto, ma anche l’antropologia cristiana. Come già affermato da Papa Francesco, la sfida non è solo tecnica, ma culturale e spirituale.
Il Pontefice invita dunque a una governance internazionale dell’intelligenza artificiale fondata sulla cooperazione, sull’equità e sulla sostenibilità. Una sfida che richiede istituzioni solide, norme efficaci — come l’AI Act — e una profonda conversione etica.
Certamente, nella proposta di una possibile enciclica sull’intelligenza artificiale, evocata sin dai primi atti del pontificato, si prefigura l’intento di offrire alla Chiesa ma soprattutto al mondo un nuovo quadro dottrinale capace di orientare il discernimento collettivo. Attendiamo una Rerum Digitalium che non tema il futuro, ma che abbia il coraggio di guidarlo alla luce della giustizia, della fraternità e della speranza.