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Fisco

Only Once. Non è Only Fans ma è più sexy di quanto sembri

di Massimo Pezzini

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Blast
nov 05, 2025
∙ A pagamento

Ci sono parole che non accendono nessuna scintilla. “Interoperabilità”, “riduzione degli oneri amministrativi”, “riutilizzo dei dati”. Tutte espressioni che si pronunciano con la stessa passione di quando racconti ad un amico che hai fatto una visita alla prostata. Eppure, dentro quella lingua spesso arcaica, che prova, sotto mentite spoglie, a mimetizzarsi tra parole che solo all’apparenza sembrano moderne, si nasconde una delle rivoluzioni più sottili e, oserei dire, potenzialmente più sexy, della nostra epoca digitale: il principio del Once Only.

Sì, ma cos’è in pratica? È l’idea (semplice, quasi banale) che un cittadino o un’impresa debbano fornire un’informazione alla pubblica amministrazione una sola volta, una per tutte. E che poi siano gli uffici, i sistemi e le piattaforme a scambiarsela, senza chiedertela più. Tradotto: se hai già comunicato la tua partita IVA, il certificato antimafia o il bilancio, non dovrai ripetere l’operazione ogni volta come un disco rotto. E visto che il periodo di Halloween è appena passato, direi che la cosa oltre ad essere mostruosamente affascinante è quasi da brividi, vero? Lo Stato dovrebbe quindi finalmente smettere di comportarsi come quel collega che ti chiede la stessa cosa via mail, via WhatsApp e poi per telefono con “ehm, si scusa, forse te l’avevo già chiesto…però nel dubbio…”. In pratica a viaggiare sono le informazioni, e non le persone, come la pallina di un flipper da uno sportello all’altro. Che la norma sia lodata, allora.

Once Only. Once Only. Only Once. Ora che avete capito di cosa stiamo parlando, provate a ripeterlo mentalmente. E ditemi se, pensando ai benefici che potrebbe portare, non risuona un po’ come un ammiccamento, qualcosa di molto sensuale. D’altra parte, tra burocrazia intelligente e piattaforme hot, l’unica vera differenza è che la prima, se funzionasse, sarebbe molto più eccitante. Certo, può sembrare quasi una barzelletta, perché, se pensiamo che il miracolo dovrebbe riguardare le pubbliche amministrazioni, il concetto del “giuro che te lo chiedo una volta sola perché so già tutto quel che devo sapere” risulta lontano come l’orizzonte. Eppure, questa volta qualcuno sembra essersi rimboccato le maniche e la promessa è seria. Una piccola rivoluzione di civiltà che, se realizzata davvero, riscriverebbe il rapporto tra cittadini, imprese e istituzioni.

Pensateci: quante volte la PA ci chiede la stessa cosa? Sempre le stesse domande, sempre gli stessi allegati, sempre la sensazione di un dejà vu burocratico infinito. “Lo so che l’ha già inviato, ma serve anche qui.” “No io non posso saperlo se lo ha detto alla collega, non lo vedo a sistema”. È come una relazione tossica con lo Stato, dove l’altro, come la fata smemorina, finge di dimenticare quello che gli hai già detto anche soltanto il giorno prima. A volte sono gli stessi dipendenti che allargando le braccia a cavatappi stappano un “Eh, dottò, lei ha ragione, ma cosa ci possiamo fare noi?”. Sulla carta è un sogno di efficienza, ma nella sostanza è molto di più: è un atto di fiducia reciproca. È dire: “Non ti chiedo di nuovo chi sei, perché l’ho verificato la prima volta, ed è ok. E poi mi fido dei sistemi.”

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