La parola “omologazione”, usata spesso nel linguaggio giuridico in conseguenza della legittimazione di un determinato fatto o atto, si incontra ugualmente anche a livello sportivo, in riferimento alla ratifica dei risultati delle competizioni, previa constatazione della loro regolarità.
Inoltre, il termine interessa comunque diversi settori in campo alla tecnica ed alla scienza.
Nell’avviare una produzione a livello industriale, si ritiene certamente necessaria “l’omologazione” di un prototipo, attraverso una procedura atta a verificarne caratteristiche e prestazioni con il fine ultimo di conformarlo, tecnicamente e legalmente, a quelle che sono le norme in vigore.
Andando ad analizzare l’origine della parola, se ne intuisce la derivazione dal verbo “omologare” il cui significato è riconducibile “all’adeguare ad un modello, all’approvare o all’identificare come corrispondente ad una norma”.
L’etimologia del termine, proveniente dal latino medievale “homologare”, è riferibile al greco “omólogos” omologo, composto da “omo” e “logos”, tradotto anche come “discorso simile”. Se ne deduce che, mentre in campo tecnico e scientifico, la parola viene intesa in maniera piuttosto ristretta, il suo senso etimologico risulta essere molto più ampio.
In ambito scientifico, possiamo ritrovare il termine “omologo”, all’interno della biologia e della medicina, con particolare accento alla similarità di strutture o sequenze dentro alcune proteine, ma anche in riferimento a “cromosomi strutturalmente identici”. Sempre in tali ambiti, si definiscono “omologhi” tra loro, organi che, pur avendo la stessa origine, svolgono funzioni diverse, come le ali di un volatile e le braccia di un uomo.
Attraversando la storia, desta particolare interesse la portata scientifica dell’opera la “Metamorfosi delle piante” di Johann Wolfgang von Goethe. In questo saggio del 1790, l’autore riconosce “l’omologia” nella vita delle piante.
In seno alla filosofia e per mezzo della “filosofia idealistica”, lo stesso Goethe interpreta “l’omologia” come una manifestazione dell’unità della natura in cui i componenti “omologhi” si svilupperebbero partendo da un’idea archetipa originaria. Il concetto di “omologia”, applicato quindi alla biologia, culmina verso la metà dell’Ottocento con il lavoro del biologo Richard Owen che trae ispirazione proprio dagli studi sulle piante di Goethe.
Parlando ancora di “omologazione”, risulta di grande interesse guardare all’impatto psicologico e sociale che questo termine porta con sé. Sostanzialmente, la parola si riferisce alla tendenza ad adattarsi a quelli che sono gli ideali predominanti in capo alla società, attraverso un atteggiamento di adeguamento agli usi, costumi ed alle opinioni prevalenti. In questo senso, il termine “omologazione” va a braccetto con il termine “conformismo”. E, forse non a caso, per definire tale comportamento, la psicologia fa riferimento proprio alla parola “conformità”.
Nella società moderna, la pressione subita dal singolo, al fine di “omologarsi” a quelli che sono i modelli dominanti, sembrerebbe essere molto forte. Di pari passo, anche a livello scolastico, la mancanza di incentivo alla creatività individuale, determina un costante impoverimento culturale e artistico.
Nella continua spinta alla rinuncia delle proprie idee ed alla personale libertà di espressione, “l’omologazione” rappresenterebbe comunque un continuo appiattimento verso il basso, con la conseguente perdita della “dimensione umanistica”.
Nel 1930, Sigmund Freud, nel suo libro “Il disagio della civiltà”, scrive: “… ci sovrasta il pericolo di una condizione che potremmo definire la miseria psicologica della massa”.
Indubbiamente, sacrificare la propria individualità e autenticità, “omologandosi” alla maggioranza, potrebbe rappresentare un percorso non indenne da rischi.