Occhi che brillano
di Chiara Forino
A volte negli uffici e negli studi professionali gli occhi delle persone sono spenti come le mattine nebbiose del traffico di Milano. Guardano, ma non vedono. Come se fossero intrappolati in una dimensione che non gli appartiene. Non è detto che la “colpa”, se di colpa si vuole parlare, sia del lavoro che queste persone svolgono o nell’ambiente in cui si trovano. Magari è solo stanchezza, noia, abitudine. Oppure è successo che, col tempo, queste persone hanno cambiato priorità, aspirazioni, desideri, ma il mondo intorno a loro è rimasto lo stesso o ha preso una direzione diversa. E loro sono rimaste lì, per paura, insicurezza o per la convinzione di non avere le capacità di crearsi un’alternativa.
È successo anche a me, un paio di anni fa. Intrappolata in un posto di lavoro che non sentivo mio, per mansioni, ambiente, prospettive. Un senso di vuoto che mi sembrava incolmabile. Formalmente era tutto a posto ma, dentro, l’anima si spegneva senza, in apparenza, alcuna ragione valida. Sapevo di non essere l’unica a sentirmi così, ma non avevo idea di come uscirne né come trovare chi stava vivendo un’esperienza così forte e così inconfessabile. In fondo, non avevo alcun diritto di lamentarmi, perché c’era, indubbiamente, chi stava molto peggio di me.
Così, quando per caso ho letto su Linkedin il post di Nicolò Andreula e Giulio Xhaet relativo a un corso intitolato “Find your flow”, per una volta ho seguito l’istinto e, senza sapere nulla né del corso né di chi lo promuoveva, mi sono iscritta.
Già solo “cambiare aria” qualche giorno, mi ha aiutato a mettere ordine alle idee e alle emozioni. Ma a fare davvero la differenza è stata l’alchimia che si è creata con le altre persone che, come me, si erano iscritte praticamente “sulla fiducia” per provare a capire cosa non andasse e a prendere una direzione diversa. Introspezione, quindi, ma anche strumenti pratici che ognuno ha potuto applicare alla propria realtà. Purpose, archetipi, lettere dal futuro, ma soprattutto tanto confronto con persone che, finalmente, non si sentivano più perse o isolate, ma che, ora dopo ora, acquisivano consapevolezza e del perimetro d’azione su cui potevano intervenire per stare meglio. Lavorare su di sé non è semplice: ci si deve mettere in discussione, fidarsi, uscire dalla zona di comfort, ma, se non si sta bene dove si è, bisogna cambiare. Come diceva Albert Einstein, “follia è fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati differenti”.
Sono quindi tornata a casa con tante idee, una “rete” e una luce negli occhi che non pensavo di avere. Ho cambiato lavoro, ho coltivato relazioni e hobby, e quando mi è stato proposto di partecipare come “insider” alla terza edizione del corso per condividere la mia esperienza di cambiamento, ho pensato che fosse l’occasione buona per restituire l’energia che avevo ricevuto e “ricaricare le batterie” delle emozioni.
Zaino in spalla e PC d’ordinanza, perché le scadenze non si lasciano intenerire dalle opportunità, sono quindi partita per Fuerteventura e ho trovato, di nuovo, un gruppo ricco di storie, obiettivi, e competenze diversissime, ma unito nella volontà e nel desiderio di dare e ricevere qualcosa di bello: che fosse un aiuto, un suggerimento, un contatto o semplicemente un incoraggiamento. Questo le ha rese persone “brillanti”. A prescindere dalla professione svolta, dall’esperienza, dall’età o dalla provenienza geografica, ognuno di loro “brillava”, con quel luccichio non di chi è arrivato, ma di chi è alla continua ricerca di una nuova meta e degli strumenti giusti per raggiungerla. Di chi sta costruendo una versione migliore di sé e fa le sue scelte guidato non dalla paura, ma dalla volontà di crescere.
Questa è la bellezza di quelli che io chiamo “metacorsi”. Non ti insegnano capacità tecniche, ma come lavorare su sé stessi e sviluppare quelle che gli anglofoni chiamano soft -skill, le abilità relative alla sfera personale e relazionale, mettendo in connessione mondi che, altrimenti, non si sarebbero mai incontrati. In quale evento, infatti, puoi incontrare contemporaneamente youtuber, startupper, esperti di controllo di gestione, imprenditori, manager, consulenti? Dove venticinquenni con 10 anni di esperienza sui media si confrontano con over 50 che, all’apice della carriera, stanno valutando di cambiare completamente direzione? Dove, soprattutto, in ogni angolo si vedono persone che chiacchierano, si ascoltano, regalano esperienza e supporto alla persona che hanno di fronte, senza giudizio, senza fretta, senza aspettarsi nulla in cambio?
Questo, alla fine, è l’insegnamento più importante che voglio condividere: diventare persone luminose, per sé e per gli altri, è possibile. È una scelta che ognuno di noi può fare, in ogni secondo della propria vita. Non è facile, non è automatico, non è intuitivo. E spesso, una persona da sola non sa da che parte cominciare. Per questo bisogna cercare ogni occasione per incontrare persone che brillano e che non hanno paura di mostrare la propria luce. Perché una luce non brilla di meno se viene condivisa. Anzi, come una candela che può accendere mille altre candele senza perdere luminosità, ognuno di noi può diventare “ambasciatore di luce”, al lavoro, in famiglia e nella comunità in cui vive.
Prova a immaginare se in ogni ufficio, azienda, studio ci fosse una persona che, oltre a sapere fare bene il suo lavoro, sapesse ascoltare, offrire prospettive diverse, creare collegamenti dentro e fuori dall’organizzazione. Immagina il valore che potrebbe portare in termini di cultura aziendale, di sicurezza psicologica, di opportunità di crescita, non solo per sé, ma per tutte le persone che la circondano. Un valore che si può tradurre in termini relazionali, ma anche economici. Infine, immagina come sarebbe lavorare in un posto dove tutte le persone, con la loro unicità, brillassero così.
In conclusione, qualsiasi sia la tua età, il tuo percorso di vita, le tue competenze professionali, se pensi che dove ti trovi non stai più bene, l’unico suggerimento che posso darti è di fidarti del tuo istinto e di cercare di incontrare persone fuori dalla “solita cerchia”, magari con gli occhi che brillano. Non potrai controllare tutto, ma il viaggio che farai riaccenderà la luce che hai dentro e probabilmente illuminerà la via per trovare il posto giusto per te.


