Nuovo DL fiscale: il vizio della frammentarietà del legislatore manda in tilt l’abuso del diritto e le scissioni societarie

di Dario Deotto

Più volte si è avuto modo di riportare che la “certezza del diritto” è questione quasi mitologica e che, invece, si condividono le parole di Natalino Irti, secondo il quale il diritto (inteso come complesso delle norme giuridiche che regolano la vita di una comunità) risulta piuttosto “una tregua tra due conflitti: il conflitto risolto dal prevalere di una volontà e il conflitto che altre volontà, discordi e ostili, muovono contro la norma appena deliberata”.

Tale precarietà strutturale del diritto risulta senz’altro acuita in quello tributario, nel quale non si ravvisano soltanto leggi che (freneticamente) sostituiscono altre leggi, ma disposizioni frammentarie di ogni genere, previsioni casistiche, peraltro il più delle volte preordinate allo scopo delle entrate erariali.

Della frammentarietà del diritto tributario ne è prova anche il recente decreto fiscale (Dl 84/2025), il quale dispone, tra le altre cose, mediante un’aggiunta all’articolo 177-bis del Tuir (disciplinante le operazioni straordinarie per le attività professionali), che “ai fini dell’articolo 10-bis della legge 27 luglio 2000, n. 212, non rilevano le operazioni straordinarie di cui al presente articolo e la successiva cessione delle partecipazioni ricevute”.