Nucleare in Italia, un mercato da oltre 46 miliardi di euro e 117 mila nuovi posti di lavoro
di Pierpaolo Molinengo
La transizione energetica italiana potrebbe passare anche attraverso l’energia nucleare, riuscendo a generare un mercato complessivo di circa 46 miliardi di euro per la filiera industriale italiana. La necessità di ridurre le emissioni di carbonio e riuscire a garantire la sicurezza degli approvvigionamenti energetici potrebbero determinare un'ulteriore svolta, nel nostro Paese, dopo il referendum del 1987. A fare il punto della situazione su questo argomento ci ha pensato una recente analisi effettuata da EY dal titolo “Nucleare Italia: il punto della situazione”, che ha messo in luce come questa energia sia in grado di svolgere un ruolo molto importante per avviare l’Italia sulla strada della decarbonizzazione e della stabilità energetica.
Ma entriamo un po’ più nel dettaglio e cerchiamo di capire quali impatto possa avere l’energia nucleare nel nostro Paese.
Energia nucleare, una risorsa strategica per l’Italia
All’interno di un mix energetico più ampio, l’energia nucleare potrebbe costituire un’importante risorsa strategica. Questo è il motivo per il quale a Roma si sta avviando un percorso legislativo volto a riprenderla in considerazione. L’intento sarebbe quello di allinearsi il più possibile con gli obiettivi europei di decarbonizzazione e sicurezza energetica. Il disegno di legge, che è stato approvato da poco, si va ad inserire all’interno del contesto normativo europeo, che ha lo scopo di disciplinare la sicurezza nucleare e la gestione dei rifiuti radioattivi. A monte di questo progetto vi è anche la volontà di andare a promuovere le fonti energetiche a basse emissioni.
“Il disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri il 28 febbraio 2025 rappresenta un passo significativo verso la sostenibilità energetica - spiega Paola Testa, EY Europe West Energy & Resources Consulting Leader -. L'energia nucleare, se gestita in modo sicuro e responsabile, può contribuire alla riduzione delle emissioni di carbonio e garantire una fonte energetica stabile che possa affiancare le rinnovabili e mantenere stabile la baseline produttiva. I futuri decreti legislativi dovranno abilitare anche investimenti e fondi per la creazione di piattaforme di sviluppo tecnologico che si muovano nella realizzazione di alleanze industriali a presidio e protezione della filiera energetica e nucleare italiana ed europea. D'altronde, l’investimento nella ricerca e nello sviluppo di tecnologie avanzate, come la fusione nucleare realizzabile in un futuro non troppo lontano, potrebbe portare a innovazioni cruciali per il futuro energetico del Paese”.
L’Italia - attraverso una serie di partnership a livello nazionale ed europeo che contribuiscono a far crescere e ad innovare il settore - sta diventando uno dei principali attori nello sviluppo delle tecnologie nucleari avanzate. Ma soprattutto sta iniziando a delineare una strategia per reintrodurre l’energia nucleare nel mix energetico nostrano entro il 2027, grazie alla quale riuscire ad arrivare a coprire una quota compresa tra l’11 per cento ed il 22 per cento della domanda nazionale di energia elettrica. Obiettivo che si vorrebbe centrare entro il 2050.
Ruolo importante, in questo progetto, lo giocherebbero gli SMR - acronimo di Small Modular Reactors, reattori avanzati con una capacità massima di 300 MWe per unità ovvero circa un terzo della potenza di un reattore convenzionale - una delle opzioni più promettenti per rilanciare l’energia nucleare nel nostro Paese. Sono, infatti, dei reattori flessibili e garantiscono ampi vantaggi dal punto di vista della sicurezza.
Il giro d’affari generato dal nucleare
Ey ha stimato che il nuovo nucleare in Europa e in Italia sarebbe in grado di generare un mercato complessivo di circa 46 miliardi di euro per la filiera industriale italiana, riuscendo a generare un valore aggiunto di 14,8 miliardi di euro e creare la bellezza di 117.000 nuovi posti di lavoro.
In questo ampio contesto risulta importante puntare ad un piano di sviluppo delle competenze per coprire l’intero spettro di figure professionali necessarie, che potrebbe passare, solo, per fare un esempio, da dei percorsi formativi specifici per tecnici, ingegneri e operatori del settore. L’ipotesi potrebbe essere quella di prestare particolare attenzione alla progettazione e alla costruzione di impianti, alla gestione operativa dei reattori e allo smaltimento sicuro dei rifiuti radioattivi. Altra strada da seguire potrebbe essere quella di far leva sulla formazione dei profili che provengono dagli istituti tecnici superiori (ITS).
Inutile negarlo, in Europa l’energia nucleare gioca un ruolo decisivo nella transizione energetica. La Francia ha una capacità nucleare installata pari a 61 GW, con la quale copre il 70 per cento della domanda elettrica nazionale. La Germania ha deciso di disattivare le proprie centrali nucleari, ma starebbe valutando la possibilità di riaprire il dibattito sull’argomento a causa delle crescenti preoccupazioni per la sicurezza energetica e la decarbonizzazione.
“La strada per la decarbonizzazione richiede l'adozione di una varietà di fonti energetiche per soddisfare la domanda di energia in modo sostenibile e sicuro. In questo contesto, l'energia nucleare sta emergendo come uno strumento essenziale nel contrastare il cambiamento climatico - spiega Paola Testa -. Per questo, anche in Italia, risulta determinante la collaborazione tra il mondo istituzionale, accademico e industriale per consolidare il percorso verso la transizione energetica di cui questa energia ne rappresenta il futuro. Le prospettive per il 2025 indicano che gli investimenti nel nucleare potrebbero avere un impatto economico complessivo di 50,3 miliardi di euro, beneficiando di 35,5 miliardi di ricadute indirette e indotte, con un risparmio annuo stimato tra 8 e 10 miliardi di euro sulle importazioni di energia.”