Nord Sud Centro: quanto conta davvero la posizione geografica per il business professionale?
di Mario Alberto Catarozzo
La geografia influenza ancora il successo di uno studio professionale nell’era digitale, ma in modi nuovi rispetto a come si potrebbe pensare. Tra connessioni virtuali e possibilità di lavoro a distanza, oggi il professionista deve trasformare la propria collocazione geografica da potenziale limite a una opportunità.
Il dilemma geografico del professionista moderno
Dove apro il mio studio? È questa la domanda che ogni giovane professionista si pone quando decide di avviare la propria attività. Milano o Napoli? Roma o Torino? E se sceglie una città di provincia, avrà le stesse opportunità di chi opera nelle grandi metropoli? Sembrerebbe logico pensare che nell’epoca del lavoro digitale, dove le videoconferenze hanno sostituito gli incontri in presenza e i documenti viaggiano via cloud, la posizione geografica abbia perso la sua importanza strategica. Eppure, a ben guardare, i dati raccontano una storia diversa.
Dal 2020, con l’esplosione della pandemia, abbiamo assistito ad un terremoto organizzativo, che ha accelerato processi già in atto da anni. Si tratta di uno di quegli eventi eccezionali che tirano una riga e chiudono una fase storica per aprirne una nuova. Ciò che oggi vediamo è un panorama professionale profondamente trasformato, dove lo smart working, le videoconference, l’uso dei gestionali e del cloud hanno ridisegnato il modo di lavorare. Ma questo significa davvero che possiamo aprire il nostro studio ovunque? La risposta è complessa e richiede una riflessione più articolata sul rapporto tra digitalizzazione e territorio.
Nonostante la rivoluzione digitale abbia accorciato le distanze (e su questo non ci sono dubbi), la posizione geografica continua a esercitare un’influenza significativa sul business degli studi professionali. Non si tratta solo di tradizione o di abitudine: esistono fattori concreti che rendono alcune aree geografiche più favorevoli di altre per determinate tipologie di servizi professionali. Il tessuto economico locale, la densità di imprese, il livello di innovazione tecnologica e la cultura imprenditoriale del territorio sono variabili che incidono direttamente sul fatturato e sulle opportunità di crescita di commercialisti, consulenti del lavoro e avvocati. Di fronte a questa realtà, i professionisti oggi si trovano ad un bivio: ignorare le specificità territoriali, puntando tutto sul digitale, oppure costruire strategie ibride, che valorizzino sia la dimensione locale che quella virtuale.
I vantaggi competitivi per territorio: conoscerli per sfruttarli
Se guardiamo la mappa dell’Italia professionale, emergono tre macro-aree con caratteristiche distintive che possono trasformarsi in concreti vantaggi competitivi per chi sa leggerle e interpretarle:
• Nord Italia: rappresenta il cuore pulsante dell’economia italiana, con una concentrazione di PMI innovative e multinazionali che richiedono servizi professionali di alto livello. Gli studi del Nord beneficiano di clienti con maggiore propensione all’investimento in consulenza specializzata, dalla pianificazione fiscale internazionale alla gestione di operazioni straordinarie. Il network professionale è più denso e le opportunità di collaborazione con altri professionisti più frequenti. Il rovescio della medaglia? Concorrenza estrema e costi di gestione più elevati. A ciò si può aggiungere anche una qualità di vita dominata dallo stress.
• Centro Italia: offre un equilibrio interessante tra opportunità e costi operativi. Roma, in particolare, rappresenta un hub privilegiato per la consulenza istituzionale e per tutti quei professionisti che lavorano con enti pubblici e organizzazioni internazionali. La presenza del decisore politico e delle grandi corporate crea un mercato specifico per servizi di alta consulenza, spesso a tariffe interessanti.
• Sud Italia: spesso sottovalutato nel dibattito professionale, presenta opportunità uniche legate agli incentivi pubblici, ai fondi europei e a un tessuto imprenditoriale in crescita. Gli studi meridionali che sanno posizionarsi come esperti in finanziamenti agevolati e sviluppo d’impresa trovano nicchie di mercato molto redditizie, con concorrenza ancora limitata su alcuni segmenti di servizio.
La pandemia ha accelerato un fenomeno già in atto da anni: la delocalizzazione di molte attività professionali. Oggi uno studio di Palermo può tranquillamente seguire clienti milanesi, e viceversa. Questa evoluzione non ha cancellato l’importanza della geografia, ma ne ha modificato profondamente il significato strategico.
I professionisti delle aree meno centrali possono ora competere su qualità e specializzazione, piuttosto che solo su prossimità geografica. Allo stesso tempo, devono investire maggiormente in tecnologia e marketing digitale per compensare la minore visibilità territoriale. Non basta più essere "il miglior commercialista della città", bisogna essere riconoscibili e raggiungibili anche al di fuori dei confini locali.
Lo studio professionale di oggi, che sia a Milano o a Catanzaro, deve quindi dotarsi di una doppia infrastruttura: quella fisica, composta dai locali e dalle scrivanie, e quella digitale, fatta di sito web, presenza sui social professionali, gestionali cloud e strumenti di videoconferenza. Solo così potrà cogliere le opportunità offerte dalla specifica collocazione geografica senza subirne i limiti.
Strategie vincenti per ogni posizione: il territorio come risorsa
Ma come trasformare concretamente la propria posizione geografica in un vantaggio competitivo? Le strategie vincenti cambiano in base all’area territoriale.
Al Nord: puntare sulla specializzazione verticale e sull’internazionalizzazione. La concorrenza è alta, ma anche la disponibilità a pagare per servizi di qualità. È fondamentale differenziarsi attraverso competenze di nicchia e costruire un posizionamento distintivo. Il timesheet diventa qui uno strumento essenziale per misurare la redditività delle attività e orientare le scelte strategiche verso i segmenti più profittevoli.
Al Centro: sfruttare la posizione strategica per servire clienti da diverse regioni, capitalizzando sulla prossimità con i centri decisionali. Investire nel networking e nelle relazioni istituzionali può aprire porte importanti e creare opportunità di business uniche. Chi opera nel Centro Italia ha il vantaggio di potersi muovere con agilità tra Nord e Sud, offrendo servizi integrati su scala nazionale.
Al Sud: trasformare la conoscenza del territorio in expertise specifica. Conoscere i meccanismi di finanziamento territoriale e sviluppare competenze specifiche su incentivi e agevolazioni può creare una clientela fidelizzata e disposta a riconoscere il valore aggiunto della consulenza. Il professionista del Sud può oggi affermarsi come "ponte" tra le opportunità locali e i capitali nazionali e internazionali.
Se volessimo sintetizzare in una parola la scelta di fronte alla quale i professionisti oggi si trovano, indipendentemente dalla loro collocazione geografica, è se organizzare strategicamente le attività e dedicarsi al marketing strategico, oppure lasciare che le cose vadano motu proprio come è stato per decenni. Il professionista che sceglie la via dell’organizzazione sa che la geografia è solo una delle variabili da considerare nel proprio business plan. Sa che dovrà dotarsi di strumenti adeguati per misurare la redditività delle diverse attività (forecast), implementare procedure di controllo di gestione, adottare una logica imprenditoriale e manageriale anche nella gestione quotidiana dello studio. Dall’altra parte, chi resta ancorato a una visione tradizionale continuerà a considerare la posizione geografica come un dato immutabile, che può solo limitare o favorire il business, senza spazio per strategie ibride o approcci innovativi.