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Tecnologia

Microlearning, IA e competenze: come cambia la formazione, secondo Epicode

di Francesco Carrubba

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Blast
dic 10, 2025
∙ A pagamento

Lo sviluppo delle competenze, ai tempi del crollo della concentrazione individuale, è una sfida cruciale. Formarsi nell’era della TikTok Generation, del microlearning e dell’IA significa ripensare metodi e contenuti. Ma quali sono le skills più richieste e in quali regioni?

La premessa è che la soglia di attenzione delle persone sta cambiando. “Il calo è drastico”, afferma Ivan Ranza, CEO di Epicode Institute of Technology, “Le ragioni alla base sono ascrivibili a due fenomeni strutturali: infobesità - l’esposizione a un flusso continuo di informazioni eterogenee, spesso non correlate tra loro, che sovraccaricano la nostra capacità cognitiva - e accesso a contenuti estremamente rapidi, che attivano cicli di ricompensa veloci e riducono la profondità dell’elaborazione cognitiva. Il mondo social e le tecnologie che ti permettono di avere accesso a formati personalizzati in tempi rapidi hanno influito su tutte le forme di comunicazione e sull’apprendimento”.

“Questo non significa che abbiamo ‘perso’ la capacità di concentrazione: è la sua forma a essere cambiata”, continua, “Il virus della TikTok Generation contagia tutte le fasce di età. Siamo diventati più efficaci nel passare rapidamente da un tema all’altro, ma meno capaci di sostenere lunghi periodi di attenzione”.

La formazione

Il trend è obliquo tra settori e materie. “Quello che fa la differenza è la capacità di ingaggiare e quindi la qualità e l’interazione del contenuto: in tempo minore si deve trasferire una maggiore quantità di informazioni”, spiega Ranza, “Per chi si occupa di formazione e sviluppo delle competenze, questa trasformazione non è un ostacolo, ma una sfida entusiasmante”.

Sul piano della formazione aziendale, “si devono trovare dei modi per comprendere come le persone stanno cambiando ed essere rilevanti all’interno del loro spazio mentale che è sempre più affollato e stimolato. L’attenzione non è un vincolo, ma una leva. La formazione deve integrarsi nei flussi di lavoro, non interromperli. Noi lavoriamo proprio su questo: accesso mobile, contenuti brevi e modulabili, uso rigoroso dei dati per capire dove le persone si bloccano e come intervenire. Le aziende che scelgono un modello learner-centered ottengono due risultati: competenze più allineate ai bisogni di business e cultura formativa che si autoalimenta, perché le persone percepiscono che la formazione è utile, rilevante e sostenibile nel tempo”.

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