In un Paese in cui la maggior parte delle persone non vede l’ora di ottenere la fatidica età pensionabile e appendere il badge al chiodo, l’idea di restare in servizio fino a settant’anni sembra più una punizione che un privilegio. Eppure, c’è chi vuole continuare: chi per passione, chi per necessità, chi perché “senza lavoro mi annoio”. Ma la vera domanda è: si può davvero lavorare fino a 70 anni, o dipende tutto dal datore di lavoro?
La risposta, come spesso accade nel diritto del lavoro, è meno romantica di quanto sembri.
Il contesto: demografia in caduta libera e decreto Salva Italia
La crisi demografica svuota le aziende e rende complicata la ricerca di personale qualificato. In questo scenario, il legislatore già nel 2011 (decreto “Salva Italia”, articolo 24, comma 4, D.L. 201/2011) aveva introdotto un incentivo per spingere i lavoratori a restare oltre l’età pensionabile. L’idea era semplice: più resti, più la tua pensione cresce, grazie a coefficienti di trasformazione più generosi.
Ma attenzione: non si tratta di un diritto. Nessuno può pretendere di restare in ufficio a settant’anni solo perché la legge prevede quel meccanismo. Lo hanno chiarito le Sezioni Unite della Cassazione già nel 2015: non c’è automatismo, c’è solo una possibilità negoziabile.
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