L’isola che non c’è
di Gabriele Silva
Questo articolo è per tutti quelli che si svegliano la mattina alla ricerca di qualcosa che forse non c’è.
Per chi sente un fuoco che arde dentro, anche quando non saprebbe dire esattamente cosa alimenta quella fiamma.
Per tutti noi che viviamo sospesi tra la realtà che abbiamo e il desiderio di un altrove che ci chiama, discreto ma ostinato.
Ci svegliamo ogni giorno con la stessa determinazione di chi crede che, da qualche parte, nascosta oltre la linea dell’orizzonte, esista un frammento di vita migliore.
Non è un’illusione infantile, né un capriccio professionale. È qualcosa di più profondo: un istinto che ci attraversa, come una marea lenta, e che ci spinge a cercare un significato nuovo ai gesti ripetuti, ai lavori di sempre, ai conti che si chiudono e si riaprono.
Siamo professionisti, certo. Ma prima ancora siamo persone.
Persone che inseguono una promessa: la svolta, l’occasione, l’idea, la possibilità di cambiare pelle senza perdere se stessi.
Così, ogni mattina, riparte la ricerca: un nuovo progetto, un nuovo cliente, un nuovo modo di sognare.
Siamo in viaggio perenne verso un punto che non sta fermo, verso un’isola che nessuno ha mai disegnato ma che tutti abbiamo immaginato almeno una volta.
E allora la domanda affiora, semplice e insieme vertiginosa: che cosa stiamo davvero cercando?
