L’importanza dell’analisi fondamentale nella valutazione d’azienda
di Andrea Arrigo Panato
Riflessioni ispirate ai contributi dei Professori Bini e Damodaran
Negli ultimi anni, il mercato ha conosciuto una fase di intenso consolidamento e di frequenti discontinuità strategiche, elementi che hanno riportato la valutazione d'azienda al centro dell'attenzione di imprese, investitori e consulenti. In un contesto in cui operazioni di acquisizione, fusione e ristrutturazione societaria si susseguono a ritmo sostenuto, la capacità di fornire tempi affidabili e fondate sui fondamentali risulta cruciale per orientare le scelte strategiche e tutelare gli interessi di tutti gli stakeholder.
Parallelamente, si osserva con preoccupazione un uso spesso eccessivo di metodi di valutazione basati esclusivamente su moltiplicatori e transazioni comparabili, talvolta impiegati in modo standardizzato e senza il supporto di un'analisi più approfondita. Questo approccio, se da un lato può offrire un'immediata percezione del posizionamento dell'impresa, dall'altro rischia di banalizzare il processo valutativo e di deresponsabilizzare professionisti e manager.
In tale prospettiva, appare evidente la necessità di un ritorno a metodi di valutazione che coniughino dati quantitativi e riflessione strategica, al fine di cogliere in modo realistico e lungimirante il valore potenziale di ogni impresa.
L'importanza dell'analisi fondamentale
A tal proposito, il Prof. Bini ha sottolineato come la valutazione non possa prescindere da una disamina attenta del settore di appartenenza, delle risorse, delle competenze e delle logiche che costituiscono il modello di impresa. In tale prospettiva, le valutazioni dovrebbero fondarsi su motivazioni trasparenti e razionali, tenendo conto dei fondamentali dell'impresa e del contesto competitivo in cui essa opera.
Troppo spesso l’analisi fondamentale è invece relegata a una verifica delle performance passate o a una lettura statica del business plan, dimenticando che tale documento potrebbe essere stato predisposto con scopi specifici e basato su ipotesi strategiche non sempre approfondite.
Limitare l'analisi ai soli risultati finanziari (storici o prospettici di breve periodo) può creare l'illusione di una base informativa più solida di quanto non sia in realtà. Questo approccio tende infatti a trascurare i fattori più incerti, ma spesso decisivi, quali l'evoluzione del settore, le dinamiche della concorrenza oi potenziali cambiamenti tecnologici.
Un'analisi fondamentale ben strutturata permette invece di:
Comprendere il settore in cui opera l’azienda e le opportunità di crescita;
Identificare i driver di valore;
Valutare la capacità dell'azienda di difendere il proprio vantaggio competitivo nel tempo;
Analizzare le principali fonti di rischiosità (concorrenti, tecnologia, macroeconomia, ecc.)
I modelli di analisi fondamentale solitamente riconducibili alla valutazione d'azienda possono essere ricondotti a due approcci principali: il modello di organizzazione industriale (I/O) e il modello basato sulle risorse (R/B).
Nel primo caso, l'attenzione si concentra prevalentemente sull'ambiente esterno all'impresa. L'idea di fondo è che la performance aziendale dipende in larga misura dalle caratteristiche strutturali del settore in cui l'impresa opera, nonché dall'intensità della concorrenza e dall'attrattività del mercato. Di conseguenza, in contesti di mercato estremamente favorevoli – o, al contrario, particolarmente sfavorevoli – il potenziale di crescita e la redditività di un'impresa sono fortemente condizionati da fattori esterni, mentre l'influenza delle risorse interne può apparire secondaria.
Il secondo approccio, basato sulle risorse (R/B), si ribalta in parte questa prospettiva, ponendo l'accento sui fattori interni all'impresa e sulla capacità di sviluppare e difendere vantaggi competitivi difficilmente imitabili. In questa visione, la capacità dell'azienda di ottenere risultati superiori o di subire prestazioni inferiori alla media di mercato dipende dalla combinazione unica di risorse, competenze e tecnologie proprietarie. Il tasso di obsolescenza delle capacità chiave, la possibilità per i concorrenti di replicarle e la solidità del modello di business costituiscono, dunque, i pilastri principali per spiegare la diversa capacità di generare valore tra imprese che operano nello stesso settore.
In pratica, la scelta tra i due modelli non rappresenta un'alternativa secca, ma piuttosto una questione di enfasi: se le imprese di un determinato settore sono molto omogenee e le differenze fra di esse non consentono un posizionamento distintivo, allora l'analisi dell «ambiente di mercato (modello I/O) risulta fondamentale. Se, viceversa, le imprese mostrano differenze significative in termini di risorse, competenze e strategie, appare prioritario focalizzarsi sull'approccio basato sulle risorse (R/B) per comprendere le ragioni dei diversi livelli di performance.
Una buona valutazione è un matrimonio tra storie e numeri
Come evidenziato da Damodaran, una valutazione completamente priva di una componente narrativa rischia di risultare “senza anima”, poiché non tiene conto di ciò che potrebbe modificarsi nel contesto competitivo o nella strategia dell'azienda. L'analisi fondamentale dovrebbe pertanto tradurre in numeri una “storia” credibile sul futuro dell'impresa, integrando ipotesi e dati finanziari con considerazioni di natura strategica. Omettere la storia significa trascurare quegli elementi di discontinuità o di opportunità future che potrebbero contribuire in modo decisivo sul valore di un'impresa.
In conclusione, l'analisi fondamentale rappresenta un elemento essenziale per qualsiasi processo di valutazione d'azienda, poiché consente di comprendere e motivare in modo trasparente i driver di crescita e redditività. L'integrazione tra dati quantitativi e valutazioni qualitative del contesto competitivo, con particolare riguardo alle risorse distintive e alle dinamiche settoriali, risulta determinante per ottenere stime di valore affidabili e sostenibili.