Libretto Famiglia: uno strumento regolare che fatica a trovare posto nel mondo reale
di Gabriele Silva
Nel mondo del lavoro c’è, come noto, una zona grigia: quella dei lavoretti occasionali, domestici, familiari. Una tipologia di lavoro che esiste, circola e produce reddito, ma che lo fa spesso ai margini delle tutele. Lì dove le regole sono più un fastidio che una garanzia. E dove la percezione del rischio – legale, previdenziale, umano – è sorprendentemente bassa.
Il legislatore ha tentato di porre un argine con l’introduzione del Libretto Famiglia INPS, uno strumento di regolarizzazione semplificata pensato per famiglie e privati cittadini. Ma siamo sicuri che funzioni? O meglio: funziona davvero per come è stato immaginato?
In realtà, ci troviamo di fronte a un cortocircuito. Perché né i datori occasionali né i percettori di reddito sembrano voler utilizzare questo strumento, e per motivi molto più concreti di quanto si possa pensare. Da un lato, la complessità tecnica della piattaforma INPS, che scoraggia già i professionisti, figuriamoci un cittadino qualunque. Dall’altro, l’infrastruttura sociale e fiscale del nostro Paese, che premia chi resta sottosoglia, non chi emerge.
Eppure, il Libretto Famiglia, preso per quello che è, ha elementi interessanti.
Cos'è e come funziona
Introdotto dal DL 50/2017, il Libretto Famiglia è uno strumento elettronico per retribuire in modo regolare prestazioni occasionali legate alla famiglia. Parliamo di:
piccoli lavori domestici (inclusi pulizie, giardinaggio, piccole manutenzioni);
assistenza domiciliare (baby-sitter, cura di anziani, disabili);
ripetizioni scolastiche o lezioni private.
Si rivolge esclusivamente a privati cittadini che non svolgono attività professionale o d’impresa, e che non hanno in corso – né hanno avuto negli ultimi 6 mesi – rapporti di lavoro subordinato o co.co.co. con il prestatore.
Il sistema funziona attraverso titoli di pagamento del valore di 10 euro all’ora, così suddivisi:
8 euro: compenso netto per il lavoratore;
1,65 euro: contributi INPS (Gestione Separata);
0,25 euro: assicurazione INAIL;
0,10 euro: oneri di gestione.
L’attivazione richiede la registrazione online sia per il datore che per il lavoratore, l’acquisto dei titoli sul sito INPS (anche via F24), e la comunicazione della prestazione entro il terzo giorno del mese successivo. Il pagamento è poi erogato direttamente dall’INPS sul conto corrente indicato.
I limiti economici
L’utilizzo del Libretto è vincolato da tre soglie economiche:
massimo 5.000 euro annui per il prestatore, considerando tutti i datori;
massimo 10.000 euro annui per l’utilizzatore, sommando tutti i lavoratori;
massimo 2.500 euro annui per prestazioni tra uno stesso prestatore e utilizzatore.
Numeri che dovrebbero impedire l’uso distorto dello strumento per nascondere rapporti di lavoro continuativi.
I numeri dell’INPS
A marzo 2025, secondo l’Osservatorio INPS sul mercato del lavoro, i lavoratori pagati tramite il Libretto Famiglia sono circa 13.000, con una stabilità rispetto ai mesi precedenti, segno di un utilizzo costante, ma non diffuso.
Eppure, lo strumento garantisce copertura contributiva e assicurativa. Integra la previdenza per vecchiaia, invalidità e superstiti. Copre gli infortuni sul lavoro. Tutto con una spesa del 20 per cento sul lordo. Eppure, non decolla.
Il problema? Non è solo culturale
Dietro l'apparente disinteresse c’è qualcosa di più profondo. Molti lavoratori occasionali rifiutano la regolarizzazione. Lo fanno esplicitamente, chiedendo ai datori di “non dichiarare” la prestazione.
Il motivo è semplice: l'emersione di anche poche centinaia di euro in più può significare la perdita di un sussidio, l’esclusione da una graduatoria, la fine di un beneficio ISEE. Per molti nuclei familiari, rimanere formalmente poveri conviene più che guadagnare qualcosa legalmente.
E, anche dal lato dei datori, la situazione non è rosea. Oltre alla macchinosità della piattaforma INPS, spesso poco accessibile persino ai consulenti, ci sono ostacoli pratici: non tutti i lavoratori hanno lo SPID e non tutti hanno un conto corrente. Sembra assurdo nel 2025, ma è così.
Una buona idea senza realtà
Il Libretto Famiglia è, in teoria, una buona idea. Offre trasparenza, tutela, semplicità. Ma si scontra con la realtà sociale, digitale e fiscale del Paese. Dove emergere comporta un rischio economico. Dove la burocrazia digitale non è per tutti. Dove il lavoro occasionale è ancora vissuto come “favore”, e non come micro-occupazione da tutelare.
E allora, forse, più che chiederci perché il Libretto Famiglia non viene utilizzato, dovremmo domandarci: il sistema nel quale dovrebbe funzionare… esiste davvero?