Gli ambiti di coinvolgimento della parola “letteratura” sono molteplici.
Semplificando, potremmo senz’altro affermare che quasi tutti i settori di studio o di lavoro vengono interessati dall’uso del termine in questione.
Difatti, nell’espletamento di pressoché ogni attività, risulta necessaria almeno una dimestichezza di base con la “letteratura” specifica del settore o, certamente, una sua più approfondita conoscenza in ambiti prettamente scientifici e tecnologici, ma anche del diritto e dell’economia.
La “letteratura in materia” rappresenterebbe le esperienze, pregresse e già consolidate, a cui attingere per risolvere le problematiche incontrate nel presente.
Riallacciandoci alla storia stessa, nonostante la diffusa carenza di piacere nell’approccio con lo studio di questa materia, è con un’accurata analisi del passato, anche attraverso la “letteratura o narrativa storica”, che ci vengono forniti ulteriori strumenti per comprendere meglio le ragioni del presente.
In settori di interesse riguardanti il benessere mentale e fisico, come la psicologia, la psichiatria e la medicina in generale, l’utilizzo della “letteratura medica”, a cui attingere per valutare correttamente le problematiche legate alla salute e fornire una corretta diagnosi ai pazienti, è prerogativa, come in altri svariati ambiti, dell’esperto in materia che, con l’ulteriore bagaglio di anni di studio alle spalle, dovrebbe essere in grado di riassumere, nella pratica, concetti appresi sui libri.
Sicuramente il campo d’azione della medicina rappresenta uno degli ambiti più delicati di lavoro e in cui le abilità professionali dovrebbero integrarsi con una spiccata sensibilità ed umanità. Spesso, purtroppo, l’approccio medico-paziente risulta essere lontano anni luce da un “punto d’incontro” ottimale.
A questo proposito, ne “I fratelli Karamazov”, autentico capolavoro della “letteratura” russa di fine Ottocento, l’autore, Fëdor Michajlovič Dostoevskij, attraverso il dialogo immaginario di uno dei personaggi principali del romanzo con la figura del “diavolo”, spiega le difficoltà di un ipotetico ammalato con problemi al naso. Il malcapitato viene mandato a Parigi dallo “specialista europeo che cura i nasi”, ma il dottore ammette di potersi occupare solo della narice destra (“… perché non curo le narici sinistre, non rientrano nella mia specialità”) e, a quel punto, consiglia il paziente di recarsi a Vienna per farsi visitare ancora (“... là c’è uno specialista particolare che cura la narice sinistra”).
Il divertente aneddoto, narrato dal “diavolo in persona”, evidenzia il paradosso in cui, la totale mancanza di una visione d’insieme, veda “l’essere umano” come un qualcosa di scomposto, volutamente deprivato anche della propria capacità emotiva – vista piuttosto come un difetto da arginare – e da valutare esclusivamente analizzandone le singole sezioni, separatamente. A distanza di quasi due secoli dalla pubblicazione del romanzo, l’episodio descritto sembrerebbe di sconcertante attualità.
L’etimologia del termine “letteratura”, il cui significato racchiude in sé il complesso universo di conoscenze, esplicitato proprio attraverso “l’arte della lettura e della scrittura”, deriva dal latino litteratura (da littĕra, lettera dell’alfabeto, analogamente al greco grammatikè da gràmma) e in origine si riallaccia appunto all’alfabeto, alla scrittura ma, ulteriormente, alla grammatica ed alla filologia, mentre in epoca romana la parola assume anche significati di retorica.
Rispetto ad altre discipline, non sembra comunque possibile tracciarne una esatta definizione senza incorrere nel rischio di darne una visione limitativa.
A partire dal XVII secolo, per mezzo delle lingue neolatine – o lingue romanze – il termine inizia a riferirsi anche ai testi di valore estetico, nonché alla forma ed alle tecniche compositive caratterizzanti tali opere.
Nella “letteratura”, vista come una delle espressioni più alte dell’attività artistica e intellettuale dell’individuo, l’ampio spazio dato ai “liberi pensatori” ha permesso, nel corso dei secoli, la divulgazione della cultura e del sapere. I grandi autori, con la loro capacità di tradurre in parole il pensiero umano, hanno da sempre contribuito alla diffusione delle idee, affermate liberamente attraverso differenti e personali sensibilità. Tutto ciò ha permesso di ottenere continui spunti, fondamenta importanti di ragionamenti, critiche e nuovi dibattiti di confronto che tuttora potrebbero definirsi “sempre attuali”.
Ma non solo, immergendosi nella lettura di un romanzo, chiunque può avere la possibilità di percepire stati d’animo ed emozioni, saperi e conoscenze, trasferite al lettore dalla buona “letteratura” e spesso assimilate in maniera spontanea e naturale.
Nel guardare tutto ciò sotto una luce più ampia, la “letteratura”, traendo ispirazione da sé stessa, offrirebbe lo stimolo ad una incessante possibilità di rinnovamento, attraverso l’elaborazione ed il raffronto delle opere, costruendo così un ponte ininterrotto fra passato e presente.