L’Editoriale - Un nuovo (urgente) modello logico dell’imposta per un nuovo (urgente) modello logico dell’Europa
di Marco Versiglioni
Gli interventi e le analisi che negli ultimi tempi occupano frequentemente i media suscitano serie preoccupazioni riguardo al come possano trovarsi prontamente (“senza dormire”) soluzioni per superare annosi ostacoli che impediscono la creazione di una vera Europa e, dunque, il verificarsi delle condizioni che permettano a noi, “apparenti europei”, di sentirci “veri europei”. Vengono spesso rappresentati problemi opinabili all’infinito, ossia matematicamente impossibili (*), ancorché affrontabili mediante ragionamenti con verità (*). Perciò, anche impegnandoci a dotare il ragionamento della struttura con verità, il tipo di logica, ossia la norma d’uso mediante la quale questo tipo di problemi può essere trattato è la sola provocazione dialettico-argomentativa volta, in base al suo potenziale in-formativo della deliberazione solutoria, a raggiungere il male minore (*). Per chi? Per tutti noi, appunto, “apparenti europei”. Perciò, assunto l’impegno a non oltrepassare questo limite (logico) del pensare umano in astratto e, nello stesso tempo, acquisita la consapevolezza di incorrere nei vizi propri del pensare concreto che è frutto dell’umana debolezza, condivisa la nota esigenza, tra le altre, di dotare l’Europa di un comune sistema tributario, sorge la seguente provocazione: perché, se volessimo sentirci “veri europei”, se davvero volessimo affrontare uniti le minacce che il mondo extra-europeo ci pone (difesa, tecnologia, competitività imprenditoriale, welfare, ambiente etc.), non pensare fattivamente a sviluppare insieme un nuovo modello logico (a questo punto europeo) dell’imposta (sia essa sul reddito, sul valore aggiunto o su altri presupposti impositivi)? L’opportunità, se non la probabilità, di una provocazione del genere sembra fondarsi su alcune attualissime circostanze. In primo luogo, pare divenuto necessario individuare come finanziare il sostenimento effettivo di spese comuni (siano esse già impegnate, presenti o future), spese, queste, che molti prospettano in notevole crescita negli anni a venire; in secondo luogo, appare limitativo pensare a finanziare il sostenimento di tali spese ricorrendo al debito pubblico (sia esso comune o singolare); in terzo luogo, pare divenuto necessario dotare l’Europa di nuovi strumenti che possano consentire una vera ripartenza dell’economia, ossia che possano davvero generare l’energia economica (*) che serve ad alimentare le crescite (produttive, sociali, generazionali etc.) che, a loro volta, appaiono indispensabili per sostenere e implementare il welfare e, più in generale, le libertà e le comodità delle quali noi “apparenti europei” godiamo, ma delle quali potremo godere probabilmente sempre meno, visto che non disponiamo ancora di modelli concettuali (non solo tributari) aggiornati e coerenti con l’etica e la scienza che sono proprie dei tempi che viviamo e, tantomeno, dei tempi che vivremo, peraltro difficilmente prefigurabili. A ciò, come è noto, va aggiunto l’altro endemico limite costituito dalla molteplicità dei linguaggi usati nei paesi europei (così come di tanti altri accessori: si pensi, per sdrammatizzare, alle competizioni sportive mondiali…); diversità, queste, che, certamente, costituiscono anch’esse un forte ostacolo a lasciarci sentire “veri europei”. Ebbene, come è stato indicato da tanti, forse è proprio l’aggravarsi delle difficoltà (comuni e singolari) e il divenire esse incombenti (per l’unione e per gli uni) che, non per assurdo, potrebbe produrre un nuovo impegno, scientifico ed etico, anche in campo fiscale, a pensare al generale (anzi all’universale) ma da dentro di noi. Dapprima, aggiornando le nostre funzioni tradizionali (di capacità contributiva, di non discriminazione, di libera circolazione… etc.) e costruendo conseguentemente nuovi modelli concettuali. Poi, rivolgendo questi nuovi modelli a “tutti”, senza distinzioni di alcun tipo, e dunque sia nei riguardi di noi stessi (europei), sia nei riguardi degli altri (non europei). In questa prospettiva, e alla luce di tutte le limitazioni sin qui esposte, raccogliendo le provocazioni contenute in tanti interessanti contributi offerti dai media, vien da chiedersi se non vi sia troppo ardire nel proporre, in risposta a tali provocazioni, l’ipotesi del modello logico dell’‘Imposta liquida (*). Un modello logico, questo: che è basato su un nucleo concettuale e semantico (liquido e matematico) che è facilmente comprensibile da “tutti” e, dunque, linguisticamente fruibile da una legistica che si imponesse di essere breve e chiara; che è suscettibile di assumere una dimensione tanto nazionale, quanto europea o globale (se non universale); che, soprattutto, tra le altre, combina (ovviamente in ipotesi) altre importanti funzioni. Ne evidenzio alcune: verità (*) ossia, relazionalmente ai principi di cui dicevo, equità, uguaglianza e solidarietà etc., efficienza (*), ossia, tra le altre, semplicità applicativa, sicurezza di gettito e riduzione dell’interesse all’evasione, crescita (*), ossia, incremento del PIL, sviluppo sociale, ritorno a una fisiologica natalità etc., nonché competitività’ (*) ossia, per citarne alcune, incentivazione all’investimento, scongelamento della liquidità improduttiva e aumento della produttività. Troppo ambizioso? Forse sì, ma potrebbe valere la pena di tentare, perché questo modello, in tutto nuovo, ha tuttavia in sé la più radicata ragione di verità dell’etica umana, vale a dire creare condizioni di pace o garantire la permanenza di condizioni di pace. Inoltre, pensare a questo modello logico potrebbe indurci a riflettere ulteriormente ancor prima di ipotizzare, come invece si sta facendo nell’UE (più in generale nell’Occidente e nel mondo), nuovi modelli di single tax mirate a colpire alcuni uni (e non altri uni) senza una valida ragione di scambiabilità delle loro situazioni (dunque, senza verità). Questo auspicabile ripensamento generale potrebbe infatti condurci a rifondare piuttosto, anche su un nuovo nostro modello logico dell’imposta, un nuovo modello logico dell’Europa. Un modello coerente con i principi etici e scientifici che da millenni presidiano astrattamente la logica della convivenza degli esseri umani terrestri e che, laddove applicati concretamente, rendono possibile davvero vivere in pace, gli uni con gli altri. Principi che potrebbero rendere possibile sentirsi veri uni europei e, contestualmente, senza un prima e senza un dopo, veri uni italiani (tedeschi, francesi, spagnoli etc.) e veri uni umani, abitanti di un pianeta comune a “tutti”.
(*) Per ragioni editoriali l’asterisco sostituisce l’apice-mv. Per eventuali approfondimenti dei concetti taggati con l’asterisco (*), v. il sito
https://marcoversiglioni.it