L’Editoriale - La funzione extrafiscale del tributo: il diritto tributario “applicato” all’alimentazione e all’agricoltura
di Massimo Basilavecchia
Il 10 aprile si è tenuto a Parma un convegno sulla fiscalità dell’alimentazione, trattando temi come quello del rapporto tra il diritto alla salute e la fiscalità, della tassazione dei cibi pericolosi per la salute, della lotta agli sprechi alimentari, delle evoluzioni in corso nella raccolta e nello smaltimento dei rifiuti. Il convegno, organizzato dal prof. Comelli, fa parte di un disegno complessivo e coordinato, che vedrà un secondo incontro convegnistico presso l’Università di Teramo, il 16 maggio 2025, sulle problematiche della fiscalità dell’agricoltura.
Esiste una crescente tendenza, negli ultimi anni, favorita anche dalla necessità per le università di reperire finanziamenti esterni e di offrire le proprie competenze alla società civile (c.d. terza missione) a non esaurire lo studio dei tributi e delle relative vicende applicative nell’analisi della disciplina giuridica ma a verificare l’utilità e il ruolo degli istituti propri del diritto tributario nei singoli settori della vita economica, sociale e culturale del Paese.
Potremmo chiamarlo un diritto tributario “applicato”, nel senso che vengono studiate le norme tributarie, soprattutto agevolative o, all’opposto, disincentivanti, che concorrono a realizzare obiettivi di rilievo costituzionale ulteriori e diversi rispetto al finanziamento puro e semplice della spesa pubblica; in altre parole, l’oggetto dello studio diventa prevalentemente indirizzato su quella che, con termine discutibile e discusso, si definisce funzione extrafiscale del tributo.
I vantaggi di questo orientamento recente della ricerca stanno nella opportunità di allargare, ad esempio, lo studio dei principi costituzionali del tributo, ponendoli in relazione con altri valori costituzionali che a mezzo di norme tributarie possono essere meglio tutelati; nel caso dell’alimentazione, il riferimento al diritto alla salute è emerso con chiarezza attraverso la constatazione che il benessere psico fisico dei consociati è non solo un diritto assoluto e inderogabile della singola persona, ma anche un risultato importante per l’intera collettività. Si saldano quindi diritti e doveri del singolo, tenuto non solo alla contribuzione al finanziamento della spesa sanitaria, ma anche a comportamenti in grado di ridurne l’entità: ne derivano profili nuovi di dialettica tra diritti di libertà del singolo individuo e indirizzi e vincoli, più o meno cogenti, provenienti dallo Stato.
La fiscalità che colpisce, cercando di disincentivarli, i consumi di tabacco, di alcool, di bevande edulcorate, è la stessa che persegue, con un metodo opposto, la lotta agli sprechi e la minore produzione di rifiuti, nel tentativo di dare uno sviluppo “circolare” all’economia.
Altro grande pregio del metodo di studio del diritto tributario applicato ad aspetti specifici della politica economica è la maggiore facilità di confronto tra giuristi ed economisti, gli uni in grado di apportare agli altri conoscenze e punti di vista complementari. Al di là delle questioni giuridiche di fondo, rispetto alle quali la Corte costituzionale tende a valorizzare, forse anche eccessivamente, la discrezionalità del legislatore, è chiaro che la razionalità e l’efficacia delle norme tributarie incentivanti e di quelle all’opposto disincentivanti non può prescindere da considerazioni di carattere economico, che sappiano valutare effetti delle singole misure sul gettito e sul raggiungimento degli obiettivi extrafiscali e, nel contempo, comprendere se la libertà dei singoli non ne risulti compressa in modo eccessivo.
Peraltro, le relazioni del convegno parmense hanno dimostrato che sarebbe sbagliato concepire in termini di rigida alternatività diritto tributario “classico” e diritto tributario “applicato”.
Il secondo, infatti, non realizza i suoi obiettivi se non recupera e non approfondisce le categorie tradizionali del tributo, del ricorso alle quali non può fare a meno. Riemergono così, anche a proposito di studi settoriali sul ruolo della fiscalità in determinati ambiti (come possono essere, per richiamare i convegni citati in apertura, alimentazione e agricoltura), le tematiche classiche della capacità contributiva, della coerenza interna della disposizione tributaria, del rapporto tra norma tributaria e istituti di altri settori dell’ordinamento, dell’identificazione dei soggetti passivi reali del tributo, considerando possibilità di traslazione e di rivalsa: non solo tematiche classiche sostanziali, ma anche procedurali e processuali, se è vero che, soprattutto in materia di incentivi, la realtà italiana vede un imbarazzante contrasto tra l’ampiezza di determinate misure agevolative, l’affidamento creato dalle indicazioni delle circolari, da un lato, e dall’altro la restrittiva valutazione operata invece dalle autorità in sede di controllo sui comportamenti dei contribuenti, con conseguenze sanzionatorie di impatto spesso devastante.