Le potenzialità della sinergia tra profit e no profit (anche per il senso di appartenenza all’azienda)
di Andrea De Colle
Ragionando sulle diverse declinazioni del purpose d’impresa – ovvero quella ragione profonda che motiva un’azienda ad agire e perseguire il proprio scopo – emerge come la dimensione sociale ne rappresenti una delle espressioni più significative. Il purpose è ciò che spinge l’impresa a guardare oltre il profitto, orientando le proprie attività verso un obiettivo più alto, capace di generare valore per la società e il pianeta. Non si tratta solo di cosa fa un’azienda, ma del perché lo fa.
Tra le molteplici forme in cui la sostenibilità sociale può prendere vita, una delle più evolute e strategiche è il volontariato d’impresa. Questo approccio si traduce nell’impegno attivo dell’azienda nel favorire la partecipazione dei propri collaboratori in attività di volontariato, spesso durante l’orario di lavoro, in collaborazione con enti del Terzo Settore, associazioni e realtà locali. Non è semplice sensibilizzazione interna, ma l’offerta concreta di tempo e competenze a favore di iniziative ad alto impatto sociale: dalle giornate di volontariato aziendale (volunteer day), a programmi continuativi legati a specifici progetti socio-ambientali, fino alla condivisione di competenze professionali a beneficio di organizzazioni non profit.
Anche le forme più “classiche” di supporto, come le erogazioni liberali, possono essere reinterpretate in chiave partecipativa, quando la raccolta fondi coinvolge direttamente i collaboratori, trasformandoli in veri e propri ambasciatori di cause sociali di prossimità.
Anche il mondo degli studi professionali può contribuire in maniera rilevante, attraverso il volontariato di competenza – o volontariato professionale – mettendo a disposizione know-how e specializzazioni tecniche a favore del non profit. Non si tratta solo delle pratiche pro bono previste dai codici deontologici, ma di una più ampia condivisione del sapere professionale a beneficio di organizzazioni che, per missione, sono concentrate più sull’impatto sociale che sulla compliance.
Si può comprenderne la potenzialità: quante associazioni del terzo settore avrebbero bisogno di un primo accompagnamento e supporto su tematiche cogenti? Digitalizzazione e pratiche di gestione dei dati, riforma del terzo settore, sviluppo organizzativo e controllo di gestione…
Benefici del volontariato d’impresa: è una questione di capitale. Intangibile.
Sempre più i collaboratori sono attenti all’impegno ESG dell’impresa e ne valutano l’allineamento rispetto a obiettivi di sostenibilità più alti. Secondo Porter Novelli Business & Social Justice Study, oltre il 40 per cento dei collaboratori aziendali mette in discussione la propria appartenenza aziendale in assenza di un impegno tangibile dal punto di vista socio-ambientale.
Il volontariato d’impresa comporta diversi benefici per l’azienda, dal miglioramento della reputazione, al rafforzamento del legame con il territorio, al consolidamento del senso di appartenenza all’azienda.
I collaboratori percepiscono un coinvolgimento profondo nella strategia aziendale e un riconoscimento più forte del loro ruolo. Nell’occasione apprendono nuove competenze specifiche e soft skill che arricchiscono il bagaglio individuale.
Un’indagine di riferimento per il nostro Paese, per quanto non aggiornata da un po’, è stata realizzata da Fondazione Sodalitas. Ha preso in esame un campione di 2.831 dipendenti di 17 aziende associate, attive sul tema del volontariato d’impresa, fra cui Bureau Veritas Italia, Coca-Cola HBC Italia, Danone, Enel, Eni, Italgas, KPMG, Poste Italiane, insomma realtà di grandi dimensioni. Il giudizio sulle esperienze effettuate è assolutamente positivo: molto positivo per l’84 per cento dei rispondenti; il 70 per cento sarebbe disposto a partecipare a questo tipo di attività più volte l’anno e anche al di fuori dell’orario di lavoro.
Si tratta di benefici che riguardano la sfera “intangibile” d’impresa, quell’insieme di asset immateriali che rafforzano l’organizzazione e la rendono competitiva.
Vale la pena ricordare, infine, una previsione normativa che incide dal punto di vista economico. L’articolo 100 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi consente alle aziende di dedurre fino al 5 per mille delle spese sostenute per l’impiego di lavoratori dipendenti in attività svolte a favore di Onlus. Con l’introduzione del Codice del Terzo Settore, questa agevolazione è stata estesa a tutti gli enti iscritti al Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (RUNTS).
Potenzialità (ma anche limiti) del nostro sistema economico
Nel dialogo con le imprese italiane – costituite in larga parte da micro e piccole realtà – emerge un tratto condiviso: quasi tutte sono coinvolte, in modi diversi, in attività di sostegno e collaborazione con associazioni, comunità e territorio.
Questo approccio sembra quasi radicato nel sistema imprenditoriale italiano: spesso frammentato, sì, ma capace di generare sinergie autentiche.
Raramente, però, queste aziende adottano strategie strutturate sul tema del volontariato o definiscono budget e obiettivi precisi. Vivono il rapporto con il sociale come qualcosa di spontaneo, naturale, parte integrante del loro modo di essere e di fare impresa. Proprio per questo, esistono ampi margini per uno sviluppo più strategico del volontariato d’impresa e professionale, in grado di amplificare i benefici di una gestione consapevole e virtuosa degli stakeholder, interni ed esterni. Le imprese di piccole dimensioni, infatti, vivono il territorio da vicino e ne colgono i bisogni in modo diretto. Al contrario, una delle criticità riscontrabili nelle grandi aziende è proprio la distanza da questa dimensione: quante iniziative di volontariato d’impresa vengono promosse più come strumento di marketing o di team building, anziché come reale restituzione di valore alle comunità e alle associazioni coinvolte?
Non si nega, inoltre, che meccanismi di incentivazione fiscale più coraggiosi potrebbero fare da traino.
Un’ultima carenza che vale la pena evidenziare è di tipo culturale: manca ancora una piena consapevolezza delle potenzialità che il volontariato rappresenta in termini di crescita sociale. Le reti del Terzo Settore, dal canto loro, faticano a entrare in relazione con il mondo imprenditoriale, poiché si tratta di sistemi che, storicamente, hanno camminato su binari separati.
Tuttavia, si racconteranno su queste pagine esperienze concrete e ispiranti di collaborazione tra imprese e organizzazioni non profit. Storie in cui è facile riconoscersi, e che dimostrano quanto questi incontri possano generare valore reciproco.