Le PMI (potenzialmente) possono subire un controllo ogni 3 giorni da 22 enti diversi
di Pierpaolo Molinengo
Lungi dal voler pensare che l’Italia sia uno Stato di Polizia. Tuttavia, se si va a vedere quali e quanti controlli rischiano le piccole e media aziende, c’è un po’ da allarmarsi.
Le attività ispettive, in Italia, possono essere condotte da 22 diverse autorità pubbliche, che potenzialmente possono sottoporre un singolo soggetto a 130 controlli all’anno. Ipoteticamente gli ispettori potrebbero entrare in un’azienda un giorno ogni tre.
Siamo davanti a dei paradossi, ma non è detto che si discostino di molto dalla vita reale. Aprire una partita Iva e avviare un’attività è un rischio non solo economico se si finisce sotto la lente d’ingrandimento dell’ente di turno. Paradossalmente i pericoli sono ben diversi per chi opera unicamente in nero: in questo caso si corrono meno rischi di essere pizzicati e finire nel mirino dell’ente di turno. A tirare un po’ le somme dei problemi che devono affrontare le aziende ci ha pensato la Cgia di Mestre, con uno studio sui vari controlli che le Pmi possono subire.
I controlli che, purtroppo, non finiscono mai
Quattro milioni di contribuenti: è il numero dei soggetti che, nel corso dell’ultimo anno, sono stati messi sotto la lente dal fisco: dalle lettere di compliance alle verifiche. E, nella quasi totalità dei casi, a finire sotto la lente d'ingrandimento delle varie autorità sono stati i possessori di una partita Iva.
In termini più generali, gli enti pubblici monitorati dalla Cgia di Mestre sono stati:
● Inps;
● Inail;
● Ispettorato Nazionale del Lavoro;
● Agenzia delle Entrate;
● Agenzia delle Dogane e dei Monopoli;
● Guardia di Finanza;
● Società di prevenzione delle Aziende ospedaliere;
● Comuni o Polizia Locale;
● Province;
● Regioni;
● Vigili del Fuoco;
● Camere di Commercio;
● Autorità Garante della Privacy;
● Carabinieri forestali.
L’elenco non è completo ma riporta solo parte degli enti preposti ai controlli delle piccole e medie imprese. Nella sua analisi la Cgia di Mestre non ha tenuto conto degli eventuali controlli a cui potrebbero essere sottoposti i Tir, i camion, i furgoni e i veicoli delle varie imprese, che nel corso delle loro attività possono essere fermati e controllati dalla Polizia Stradale, dalla Polizia Locale, dai Carabinieri e dalla Guardia di Finanza.
Italia, un paese con troppe norme da seguire
Solo per avere un’idea dell’onere normativo che pesa sugli imprenditori europei basti pensare che nell’Ue, negli ultimi cinque anni, sono state approvate qualcosa come 13.000 norme, contro le 5.500 degli Usa.
È infatti importante sottolineare che l’onere burocratico che pesa sulle imprese italiane non è determinato solo da quanto viene approvato dal nostro Parlamento nazionale, ma anche dal legislatore europeo. La Cgia di Mestre spiega che «per alleggerire il carico imposto da Bruxelles, all’inizio del secondo mandato la Presidente della Commissione, Ursula Von der Leyen, ha annunciato l’approvazione di una serie di pacchetti omnibus che dovranno ridurre la burocrazia e gli oneri amministrativi legati alle regole dell’Unione. L’obiettivo è far risparmiare alle imprese 37,5 miliardi di euro di costi amministrativi entro la fine della legislatura. Un obiettivo più che condivisibile, visto che nel periodo 2019-2024 nella UE sono state approvate 13.000 norme, contro i 3.500 testi promulgati in USA a cui si aggiungono le 2.000 risoluzioni approvate a livello federale».