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Le peggiori “Finanziarie” di sempre: la Top Five

di Gianluca Iannetti

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nov 07, 2025
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Ogni anno, tra ottobre e dicembre, l’Italia assiste al rito della “Legge di Bilancio” (in passato, legge “di Stabilità” e, ancora prima, la più popolare “Finanziaria”). È l’atto economico più importante dell’anno: dovrebbe tracciare la direzione strategica dell’economia nazionale, stabilire priorità, stimolare crescita e innovazione. In teoria. In pratica, il più delle volte si trasforma in un collage di bonus, micro-sgravi e misure tampone, pensato più per consenso politico che per vero sviluppo.

Negli ultimi vent’anni la “Finanziaria” (oggi, come si è detto, Legge di Bilancio) è risultata più una fotografia dell’improvvisazione che una mappa della crescita. Guardandola anno per anno, si capisce bene perché l’Italia abbia accumulato un ritardo competitivo non solo rispetto a Germania e Francia, ma persino rispetto alla Spagna, che ha saputo usare leve fiscali e industriali con maggiore coerenza e stabilità strategica.

Ecco la personale classifica delle peggiori manovre: quelle meno legate alla crescita reale, piene di sgravi puerili, incentivi inutili e norme assurde. Per ciascun anno: governo, ministro dell’economia, voto da 1 a 10 e un’analisi del perché è fallita.

Classifica anno per anno: l’anatomia del fallimento

2007 | Prodi II / Padoa-Schioppa – Voto: 4

Una manovra in epoca post-Unione Europea, paralizzata dai vincoli europei stringenti. Poco impulso reale per le imprese, molto consolidamento contabile. Era il momento di spingere su innovazione e competitività internazionale, ma la Finanziaria si è limitata a misure generiche di consolidamento fiscale.

Norma-ricordo: niente di memorabile. Un anno da “mantenimento dello status quo”.

Occasione persa: la crescita economica che sarebbe stata possibile in quel contesto di stabilità europea.

2008 | Prodi II / Padoa-Schioppa – Voto: 5

Ancora moderata. Qualche timido tentativo pro-impresa, ma troppa attenzione alle procedure formali più che all’azione concreta. Era il 2007: il mondo ancora credeva nella bolla immobiliare americana, l’economia mondiale era in piena espansione. L’Italia avrebbe potuto cavalcare l’onda. Invece ha preferito cautela e prozio.

Norma-ricordo: difficile reperire norme “virali” memorabili in positivo — l’anno del “silenzio operativo”.
Il problema: né flop clamoroso né vera svolta. Mediocrità pura.

2009 | Berlusconi IV / Tremonti – Voto: 3

Crisi globale alle porte, ma manovra che prova a tamponare senza visione. Contiene alcuni segnali “amici” dell’impresa, ma il contesto è drammatico e la risposta inadeguata.

Norma-ricordo: defiscalizzazione utili reinvestiti — un segnale positivo ma insufficiente davanti al ciclone che si avvicinava.

Il vero problema: contesto sfavorevole + realizzazione debole = occasione sprecata per riposizionare il Paese.

2010 | Berlusconi IV / Tremonti – Voto: 2

Anno di pura emergenza. Manovre correttive, aumento delle accise, tagli lineari. Una finanziaria pensata solo per contenere i danni, non per affrontarli strategicamente.

Norma-ricordo: aumento tasse, tagli su investimenti pubblici — esattamente quello che non serve in recessione.
Perché è tra le peggiori: quasi da “peggiore” per la crescita. Serviva una scossa più decisa, investimenti contra-ciclici. Invece: austerità pura.

2011 | Berlusconi IV / Tremonti – Voto: 3

Rientro nei vincoli europei, pressione per ridurre il deficit. Misure stringenti, riduzione della spesa pubblica, nessuna leva industriale vera. Una Finanziaria pensata dal vincolo europeo all’indietro, non dalle esigenze dell’economia italiana in avanti.

Norma-ricordo: riduzione trasversale della spesa pubblica, nessun incentivo strutturale.

Il giudizio: scelte poco lungimiranti, troppo in difensiva. Il Paese era ancora in recessione: era il momento di investire in competitività, non di tagliare.

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