Già negli anni ’80 nel mondo professionale si è affermata una narrativa che è un vero e proprio “inganno”: più ore di lavoro equivalgono a maggiore produttività e, di conseguenza, a decisioni migliori. La realtà che emerge dalla ricerca neuroscientifica e dagli studi economici disegna uno scenario profondamente diverso, con implicazioni rilevanti per professionisti, manager e organizzazioni.
Il cervello sotto pressione: evidenze neurobiologiche
Un recente studio pubblicato su Occupational & Environmental Medicine ha analizzato 110 operatori sanitari, rivelando che coloro che lavorano oltre 52 ore settimanali presentano alterazioni strutturali significative nelle regioni cerebrali associate alle funzioni esecutive e alla regolazione emotiva. In particolare, si è registrato un aumento del 19 oer cento nel volume della corteccia frontale media sinistra, area cruciale per il processo decisionale. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, questo aumento volumetrico non rappresenta un miglioramento. Come spiegano i ricercatori, potrebbe trattarsi di una risposta neuroadattativa allo stress cronico, con potenziali implicazioni negative sulla qualità delle decisioni a lungo termine. Le alterazioni coinvolgono anche l’insula e il giro temporale superiore, strutture fondamentali per l’elaborazione delle informazioni complesse e la gestione delle emozioni.



