L’applicazione di un ISA errato non causa automaticamente la decadenza dal concordato preventivo biennale
di Andrea Gaeta e Maurizio Nadalutti
È stato segnalato che più di qualche contribuente si è reso conto di aver accettato la proposta di concordato preventivo biennale (CPB) determinata sulla base di dati estrapolati da un modello ISA errato, in quanto non riconducibile all’effettiva attività esercitata dallo stesso contribuente.
In molti casi ciò deriva da un non corretto inquadramento nei codici ATECO dell’attività economica svolta dal soggetto in questione.
In queste circostanze, il timore primario è quello di perdere i benefici del CPB. In realtà, non sussiste alcuna causa di cessazione o decadenza “automatica” in queste ipotesi: vediamo perché.
Analizzando le cause di cessazione, si osserva che la previsione recata dall’articolo 21, comma 1, lett. a) e b) del Dlgs 13/2024 stabilisce effettivamente la cessazione dal CPB nell’ipotesi di variazione dell’attività esercitata nel corso di applicazione dell’istituto.
Tale causa di cessazione si aziona tuttavia solo nelle ipotesi di effettiva modifica dell’attività esercitata, non quando il contribuente si accorge di aver identificato la propria attività con un codice ATECO errato – con conseguente ISA di riferimento diverso – ed intende correggere la propria posizione.
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